Happy birthday, Baron: 101 anni fa nasceva Charles Mingus

Salvatore Romaniello dello storico jazz club "Lennie Tristano" di Aversa: "Per la nostra generazione era un mito, sia per la musica sia per le sue battaglie contro il razzismo"

Il compleanno di Charles Mingus
Nella foto grande il contrabbassista Charles Mingus, nel tondo Salvatore Romaniello

Nasceva 101 anni fa Charles Mingus, uno dei più grandi contrabbassisti e compositori della storia del jazz. Soprannominato “Baron”, suonò insieme ai più grandi, da Duke Ellington a Herbie Hancock. Amava tutta la musica, soprattutto la classica, dal simbolismo di Claude Debussy alle sperimentazioni dodecafoniche di Arnold Schöenberg. Nella sua arte si fondevano estro e impegno politico, soprattutto nel campo della difesa dei diritti civili degli afroamericani. Nel jazz scelse di non seguire tanto la strada tracciata dai protagonisti della “rivoluzione” bebop, con Charlie Parker e Dizzy Gillespie in testa, ma subì l’influenza di un pianista meno noto in Italia, seppur molto apprezzato negli Stati Uniti. Era Lennie Tristano, precursore del “free jazz”. E proprio a Mingus e a Tristano guardava con interesse un manipolo di appassionati del jazz in Campania, ad Aversa. Decisero di dare vita a uno dei primi jazz club in Campania, tuttora in attività e ormai punto di riferimento per tutti i cultori del genere. Il club ha appena celebrato i 40 anni dalla fondazione e ora, dopo il successo del concerto del bassista Jeff Berlin si prepara all’appuntamento del prossimo 13 maggio, con il sassofonista Michael Rosen e il pianista Enrico Zanisi. “All’inizio pensavamo di dedicare il club a Charles Mingus – spiega Salvatore Romaniello, uno dei fondatori e responsabili del club –, eravamo suoi grandi fan. Lo avevamo visto a Umbria Jazz nel 1974, con la mitica band con la quale aveva inciso gli album Changes One e Two. C’erano Don Pullen al piano, Dannie Richmond alla batteria e George Adams al sassofono tenore. Nel 1991 abbiamo avuto al club proprio Adams, che era anche un grande cantante blues, con Ray Gallon al piano, Santi Debriano al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria”.

George Adams al "Lennie Tristano Jazz Club" di Aversa
George Adams al “Lennie Tristano Jazz Club” di Aversa il 9 febbraio del 1991 insieme a Ray Gallon (piano), Santi Debriano (contrabbasso) e Lewis Nash (batteria)

Cosa vi colpiva, in particolare, della sua musica?

“Era qualcosa di nuovo e sorprendente, che segnò il passaggio dal bop al free jazz. E poi era un periodo di grande fermento politico e Mingus lottava contro il razzismo, era una figura carismatica, un mito. Aveva scritto pagine eccezionali della lotta politica di quei tempi, come Haitian Fight Song. Poi c’era Fables of Faubus, un brano in cui prendeva in giro il governatore razzista dell’Arkansas Orval Faubus, per la vicenda della Little Rock School, nel ’57. Era una scuola per bianchi e si voleva impedire a nove ragazzi afroamericani di iscriversi. Il governo federale intervenne per far valere la Costituzione e Faubus fece chiudere per un anno le scuole della Contea. Nel brano Mingus e Richmond lo prendevano in giro chiamandolo razzista”.

Quando avete deciso di dedicare il club a Tristano avete comunque conservato il logo che raffigura Mingus.

“Sì. Sulla rivista “I grandi del Jazz” il critico Franco Fayenz scriveva che Tristano aveva genitori emigrati in America da Aversa. Ma alla fine tutto torna. All’inizio degli anni ’50 Mingus frequentò la casa in cui Tristano viveva e teneva lezioni, insieme al batterista Al Levitt e al sassofonista Lee Konitz. La musica di Mingus è stata fortemente influenzata da quella di Tristano. Utilizzammo la silhouette di Mingus per il logo. Sul nome ci fu una discussione. Una parte di noi voleva che il club si chiamasse “Charles Mingus”. Alla fine prevalse l’altra posizione”.

Avete anche partecipato alla pubblicazione di un libro, dedicato alla storia del club e a Tristano.

“Sì, il libro nasce dalla tesi dell’aversana Luisa Di Donato, laureata in basso jazz al conservatorio di Salerno. I suoi insegnanti, Dario Deidda e Guglielmo Guglielmi, le parlarono del club. Le abbiamo mostrato il nostro archivio e le abbiamo fornito tutte le informazioni e il materiale fotografico a nostra disposizione. Lei ha fatto ricerche sulle origini di Tristano, rintracciando i documenti dell’epoca. Ha scoperto che il 21 dicembre del 1900 arrivarono in America, a bordo di una nave francese partita da Napoli, Antonia Pandolfi e il suo figlio piccolo, Michele Cristiano. Non sapevano né leggere né scrivere e a Ellis Island i funzionari registravano i nomi così come li sentivano pronunciare, spesso sbagliando. Fu così che Cristiano divenne Tristano”. Il resto è storia.

La seduta di laurea di Luisa Di Donato
La seduta di laurea di Luisa Di Donato: da sinistra Salvatore Romaniello, Gianni D’Argenzio, Angela Caputo, Paolo Cimmino, Guglielmo Guglielmi, Francesco Buzzurro, Nicola Della Volpe, Carlo Lomanto e Luisa Di Donato
I soci del jazz club "Lennie Tristano" insieme al bassista Jeff Berlin
I soci del jazz club “Lennie Tristano” insieme al bassista Jeff Berlin, in occasione del concerto del 15 aprile scorso all’auditorium “Bianca d’Aponte” di Aversa.

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