NAPOLI – Ieri il pianeta ha celebrato la Giornata mondiale dell’ambiente, che si tiene ogni anno il 5 giugno, e riunisce milioni di persone, impegnandole nello sforzo di proteggere e ripristinare la Terra. Quest’anno ricorre il 50esimo anniversario dell’evento, che è stato guidato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) sin dal suo inizio nel 1973. L’iniziativa è nata nell’ambito del primo vertice mondiale sull’ambiente, la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano del 1972.
OSSERVATORIO CITTA’ CLIMA
Legambiente, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, ha diffuso i nuovi dati del suo Osservatorio Città Clima, per sottolineare l’sos che arriva dall’ambiente e dal clima e per lanciare un messaggio chiaro al Governo. La Terra è sempre più in difficoltà, minacciata da una crisi climatica che non arresta la sua corsa e che non risparmia nessun Paese nel mondo. Campanello dall’allarme è il trend in crescita degli eventi climatici estremi.
EVENTI ESTREMI
Solo in Italia dall’inizio 2023 sono aumentati del +135% rispetto a quelli di inizio 2022. In particolare, nella Penisola, da gennaio a maggio, si sono registrati 122 eventi estremi contro i 52 degli stessi mesi del 2022. Gli allagamenti da piogge intense sono la tipologia che si è verificata con più frequenza con 30 eventi contro i 16 dei primi 5 mesi del 2022, segnando così un +87,5%. Inoltre, da inizio anno sono sei le regioni più colpite da eventi climatici estremi: Emilia-Romagna (36), Sicilia (15), Piemonte (10), Lazio (8), Lombardia (8), Toscana (8).
PIANO DI ADATTAMENTO
Per aiutare l’ambiente e contrastare la crisi climatica in atto, secondo Legambiente servono politiche climatiche più ambiziose accompagnate da interventi concreti sia a livello nazionale sia a livello europeo. Da un lato l’Italia deve accelerare il passo approvando il Piano di adattamento climatico di cui il nostro Paese è ancora sprovvisto e prevedendo risorse adeguate. A livello europeo, per Legambiente, è importante che si definisca subito un Patto di solidarietà per il clima, come proposto dal Segretario Generale dell’Onu Guterres, tra Paesi industrializzati, emergenti ed in via di sviluppo per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 a livello globale. Con l’impegno dei Paesi industrializzati di sostenere finanziariamente l’azione climatica dei Paesi più poveri ed anticipare al 2040 il raggiungimento di zero emissioni nette.
TRE AZIONI URGENTI
Sono tre le azioni urgenti su cui l’Italia deve accelerare il passo. L’Italia deve approvare definitivamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ancora in standby dopo la fase di VAS (valutazione ambientale strategica) avviata dal governo alla fine dello scorso anno dopo la tragedia di Ischia. E stanziare le adeguate risorse economiche per attuarlo, visto che non sono state previste nell’ultima legge di bilancio. L’Italia, insieme agli altri Stati membri dell’Unione Europea, entro la fine di giugno deve aggiornare il suo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Strumento fondamentale per mettere in campo, nei prossimi anni cruciali da qui al 2030, un’ambiziosa azione climatica europea e nazionale in grado di contribuire a contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5 °C e fronteggiare l’emergenza climatica. L’Italia, in sintesi, deve fare la sua parte con la revisione del suo Pniec andando ben oltre l’inadeguato obiettivo climatico nazionale del 51% proposto nel Pnrr per il 2030. L’Italia può colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65% grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili e accelerando la decarbonizzazione dei trasporti, favorendo la mobilità elettrica. Infine occorre approvare la legge sul consumo di suolo, il cui iter legislativo è iniziato nel 2012, è bloccata in Parlamento dal 2016, quando fu approvata dalla Camera dei deputati, prevedendo di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050.
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