S. MARIA CAPUA VETERE – Un chilo e 300 grammi di hashish (suddiviso in 13 panetti), 62 grammi di cocaina, sette telefoni e quattro microcellulari con relativi caricabatterie: è il materiale che è stato trovato all’interno di una Fiat Panda, con a bordo quattro persone, destinato, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, al carcere ‘Francesco Uccella’. La vettura è stata fermata e controllata dai carabinieri lo scorso lunedì, a pochi metri dal penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Le persone a bordo sono state arrestate con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Andrea Raucci, di Marcianise, la sua compagna Maria Cristina Iodice, di Portico di Caserta, Diamante Nebbia e Carmela Liccardo, entrambi residenti nelle palazzine popolari di Santa Maria Capua Vetere. Ad assisterli sono gli avvocati Umberto Di Gennaro, Clemente Mottola, Mirko Del Giudice e Stefano Vaiano. I quattro indagati finiti in carcere (i maschi si trovano a S. Maria C.V., le donne sono state condotte a Pozzuoli) sono da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
La droga scoperta dai militari dell’Arma del comando provinciale di Caserta era nascosta nell’auto in sei plichi. Tra il materiale trovato c’era anche un drone di ultima generazione che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, guidati dal procuratore Pierpaolo Bruni, aveva il compito di trasportare i narcotici e i telefoni all’interno della struttura carceraria.
I detenuti che avrebbero ricevuto la droga non sarebbero stati gli utilizzatori finali dello stupefacente, ma, stando alla tesi degli investigatori, l’avrebbero rivenduta all’interno della struttura a prezzi molto più alti rispetto a quelli esterni. Il sovrapprezzo avrebbe coperto i rischi corsi per far entrare la droga nell’Uccella. I pagamenti per la droga acquistata non avvenivano nel carcere, poiché lì non circola moneta: gli acquisti venivano saldati dai familiari degli assuntori fuori.
Oltre alla droga, l’operazione dei carabinieri ha impedito la consegna di telefoni e microcellulari in carcere, che, stando alle recenti indagini, vengono frequentemente utilizzati dai detenuti. In alcuni casi, sono adoperati per mantenere un contatto costante con i familiari, ma in altri sono sfruttati dai reclusi per continuare le loro attività criminali anche se privi di libertà, impartendo ordini e organizzando i business illeciti.
L’indagine che ha portato agli arresti è stata coordinata dai pubblici ministeri Iolando Gaudino e Mariangela Condello. L’udienza di convalida per i quattro indagati si terrà questa mattina davanti al giudice Orazio Rossi del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
I penitenziari trasformati in piazze di spaccio
S. MARIA CAPUA VETERE (gt) – “È un dato accertato: nelle carceri casertane, mi riferisco a Carinola e soprattutto a Santa Maria Capua Vetere, l’attività di spaccio è diffusa”: parole del procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Carmine Renzulli. Considerazioni forti, pronunciate ieri mattina durante la conferenza stampa indetta per fornire informazioni sui quattro arresti eseguiti dai carabinieri all’esterno del penitenziario ‘Francesco Uccella’. L’operazione evidenzia una situazione preoccupante: “Non si tratta di familiari che vengono sorpresi con droga per il parente detenuto affinché la consumi in carcere, ma – ha chiarito il procuratore aggiunto – di un vero e proprio traffico che riesce a far entrare nei penitenziari quantità di stupefacente da spacciare”.
All’esterno, ha assicurato Renzulli, le forze dell’ordine continueranno a tenere sotto stretta osservazione “tutto ciò che accade attorno al carcere”. L’operazione che ha portato al rinvenimento di droga, cellulari e droghe, vuole lanciare un messaggio chiaro: “Le carceri devono essere luoghi in cui si sconta una pena con l’obiettivo di rieducare e risocializzare i detenuti, non piazze di spaccio o luoghi di illegalità”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Manuel Scarso, il comandante del Nucleo operativo dei carabinieri, Salvatore Sferlazza, e il comandante del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, Izzo.
È stato il colonnello Scarso a tracciare la dinamica degli arresti eseguiti e le finalità del materiale sequestrato dai militari: “È attraverso l’uso del drone trovato che alcuni detenuti si rifornivano di hashish, cocaina e cellulari che utilizzavano per i contatti con l’esterno. Sono state arrestate quattro persone, due uomini e due donne, sorprese nei pressi della casa circondariale con lo stupefacente e con il drone che – ha informato Scarso – avrebbero utilizzato per rifornire le persone recluse in prigione”.
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