NAPOLI – I Licciardi a un passo dalla scissione: rischiano di perdere il rione Don Guanella. C’è fermento nell’area nord della città. Hanno la roccaforte alla Masseria Cardone nel quartiere Secondigliano e potrebbero perdere l’avamposto a Scampia. Un loro sottogruppo di stanza al Don Guanella (il più forte al momento nel sodalizio) è pronto a dichiararsi autonomo. Diventato potente quasi quanto i Licciardi grazie al mercato degli stupefacenti. Gestisce in monopolio gli affari illeciti in questa zona. E sempre più spesso opera per nome e conto della ‘Masseria Cardone’. I Licciardi non potrebbero mai accettare una ‘separazione’ consensuale per due motivi: la perdita economica e di prestigio nell’area nord della città. Adesso la tensione è alle stelle. Non solo. Se i Licciardi perdono il Don Guanella, gli Amato-Pagano (fino a oggi in disparte) potrebbero approfittarne per avanzare a Secondigliano e Scampia. Accade dopo il vuoto di potere per decine di arresti, che hanno indebolito la linea di comando dei Licciardi. Non solo l’arresto di Maria Licciardi. Secondo la Procura, negli ultimi mesi lo Stato ha inferto duri colpi alla cosca della Masseria Cardone. La vecchia guardia è stata indebolita. Ed è stato difficile sostituirla, perché nella cosca governano solo le persone più vicine alla famiglia.
Gli scenari
Il sodalizio dopo mesi in crisi, è tornato in auge di recente. Nelle informative delle forze dell’ordine ci sono scarcerazioni eccellenti, come quelle di Pietro Izzo e Renato Esposito. Ritenuti dalla Procura elementi di primo piano dei Licciardi. Adesso ci sarebbe stato un cambio di passo. Izzo è difeso dall’avvocato Antonietta Genovino. Esposito è rappresentato dall’avvocato Giuseppe Biondi. Qualcosa potrebbe cambiare a breve. I Licciardi vogliono accentrare il potere alla Masseria Cardone. Ma questo crea continui malumori nei ‘colonnelli’, che rivendicato autonomia. In particolare al rione Don Guanella. Qui c’è fibrillazione. E la Procura esamina ogni scenario possibile. Il risiko delle intese è dalla loro parte. I Licciardi possono contare sul patto dell’Alleanza di Secondigliano, con i Contini del Vasto e i Mallardo di Giugliano. I vertici stanno rivedendo gli assetti interni. Ci sono troppi colonnelli a portare la voce dei capi. E questo non va giù. In particolare generano liti e frizioni. Ci sono stati forti mal di pancia. E adesso si vuole ristabilire un equilibrio. Soprattutto è necessario ricomporre la gerarchia: chi comanda e chi no.
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