Campania, un nuovo centro per il rimpatrio dei migranti a Villa Literno

Il governo: ogni regione dovrà averne uno. La buona rete stradale, la vicinanza all’aeroporto e le ampie zone ‘sorvegliabili’ ma lontane dalle abitazioni rendono la località idonea al piano del Viminale.

CPR di Corso Brunelleschi Foto LaPresse - Mauro Ujetto 21 08 2018 Torino ( Italia) Cronaca Il Centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi a Torino, teatro di disordini nel mese di agosto. Nella foto: La struttura vista dai palazzi dei dintorni.
CPR di Corso Brunelleschi Foto LaPresse - Mauro Ujetto 21 08 2018 Torino ( Italia) Cronaca Il Centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi a Torino, teatro di disordini nel mese di agosto. Nella foto: La struttura vista dai palazzi dei dintorni.

Il contrasto all’immigrazione irregolare è stato uno dei principali temi del programma elettorale del centrodestra. Ora che la coalizione è diventata forza di governo, e può contare su una maggioranza parlamentare a dir poco ampia, è chiamata ad agire. L’esecutivo, guidato dalla premier Giorgia Meloni, ha sperimentato, però, che frenare gli sbarchi è complicato e rallentare gli arrivi non è affatto semplice. Cosa fare? Attivare nuovi centri per la permanenza e il rimpatrio: è la ricetta che dovrebbe (almeno questa è la speranza dell’esecutivo) dare maggiore impulso al piano di contrasto all’immigrazione clandestina, alleggerendo il Paese dalla presenza di irregolari.

Questi centri sono stati istituiti con l’emendamento del Governo al decreto Sud, da cui emerge un dato che finora era stato ballerino. Quale? Che a stabilire dove sorgeranno sarà esclusivamente Roma. Essendo “opere di interesse nazionale”, le amministrazioni locali e regionali potranno sostanzialmente solo accettare quanto sarà disposto nella Capitale. Si punterà ad attivare un centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) per ogni regione. Per la Campania, nelle ultime ore, sta prendendo quota l’ipotesi di Villa Literno. Era circolata con insistenza anche la possibilità che ad ospitarlo potesse essere Castelvolturno, ma la città del Litorale domizio in tema di extracomunitari ha già dato e continua a dare molto (vive da decenni una situazione critica). E così si starebbe pensando alla vicina Villa Literno.

Come vengono individuati questi siti? Devono avere tre caratteristiche: essere lontani dai centri abitati, essere ben sorvegliati e ben collegati con le reti stradali. Dove potrebbe sorgere, nel dettaglio, a Villa Literno, questo centro, non è ancora chiaro. Sicuramente il vasto territorio su cui può contare, distante dall’agglomerato di case del centro, potrà essere sfruttato per ospitare l’ventuale Cpr. Inoltre, Villa Literno è vicinissimo a un’ottima rete stradale: ha a due passi la strada statale 7 bis, che in pochi minuti conduce alla rete autostradale. E ha anche un’altra risorsa importante che per gli eventuali espatri è potenzialmente fondamentale: Villa Literno è dista pochi chilometri dalla base dell’aeronautica militare del 9° Stormo ‘Francesco Baracca’. La pista che ospita potrebbe essere usata per i voli di rimpatrio.

Logicamente si tratta ancora di un’ipotesi. Nulla è ancora certo ma, stando a quanto abbiamo appreso, la zona liternese è tra le prime scelte del Governo. I Cpr saranno 21: come detto, uno per ogni regione. Nella mappa tracciata dal Viminale, c’è solo un punto sicuro ad oggi: quello di Ventimiglia. Ad occuparsi della loro realizzazione sarà il Ministero della Difesa, che potrà contare su uno stanziamento straordinario di 20 milioni di euro e che sicuramente coinvolgerà il genio militare per rendere idonee ad ospitare queste strutture in vecchie caserme o aree militari dismesse.

La volontà, almeno su carta, di realizzarli, c’è. I soldi che il ministero della Difesa potrà usare per allestirli sfruttando caserme dismesse o aree militari abbandonate (logicamente da riqualificare), pure ci sono (20 milioni di euro). Il prossimo step è mappare dove crearli e poi dare il via ai lavori. Operazioni che richiederanno non poco tempo. Ma come funzioneranno questi Centri per la permanenza e il rimpatrio? Accoglieranno, si prevede, per un massimo di 18 mesi, i migranti irregolari ‘espellendi’. Questi potranno essere trattenuti in tali strutture con proroghe di tre mesi, che però devono essere convalidate dai giudici su richiesta del questore.

Si è deciso di allungare a 18 mesi la possibilità di avere gli extracomunitari in questi centri perché spesso gli ‘irregolari’ sono inclini a non collaborare, a non rivelare o dare gli elementi necessari per consentire all’autorità di tracciare le loro generalità. E così, stando alla vecchia norma, resistito tre mesi, con lo Stato che non era riuscito a identificarli, non potendo più essere trattenuti venivamo rimessi in libertà. In questo modo, con la possibilità di averli nell’impianto per un anno e mezzo, si vuole dare alle autorità italiane abbandonante tempo per riuscire a recuperare i dati anagrafici degli ‘espellendi’ e ad avviare l’iter. E il Governo ritiene che l’immigrato, con la prospettiva di poter restare in questi Cpr anche per un anno e mezzo, sia più favorevole alla collaborazione.

Tappa delicata di questo progetto sarà sicuramente stabilire dove collocare i centri per la permanenza e il rimpatrio. L’aver dato il potere decisionale a Roma è teso ad evitare resistenze da parte della politica locale, che sicuramente non vedrà di buon occhio la creazione di tali strutture sui loro territori. Ogni Comune, ogni Provincia, ogni Regione, salvo casi eccezionali, non farà salti di gioia alla notizia che ospiterà tali impianti. Ma le resistenze, che di certo ci saranno, con lo stratagemma di considerarle ‘opere di interesse nazionale’ non dovrebbero riuscire ad ostacolare la volontà del Governo. Ogni regione, come detto, ne dovrà avere uno e ad oggi, tra attivi e chiusi, ce ne sono 10. Si trovano a Torino, Milano, Roma, Nuoro, Bari, Brindisi, Potenza, Taranto, Gorizia, Trapani e Caltanissetta.

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