Caserta, il business delle patenti false agli immigrati clandestini

Smantellata l’associazione che avrebbe piazzato i documenti tarocchi agli extracomunitari in cambio di denaro. Gli investigatori: era il luogo ‘sicuro’ individuato da Di Dona.

Pietro Di Dona, Giuseppe Ciervo e Vincenza Di Dona
Pietro Di Dona, Giuseppe Ciervo e Vincenza Di Dona

Era la stazione ferroviaria di Albanova, hanno ricostruito i carabinieri, il luogo che Pietro Di Dona sceglieva per ricevere denaro dagli immigrati, irregolari sul territorio nazionale, ai quali aveva fornito patenti di guida e certificati di residenza falsi. Di solito, raggiungeva i binari a bordo della sua autovettura Peugeot 3008, spesso in compagnia di qualche complice.

Gli investigatori hanno ricostruito che Di Dona prediligeva la stazione per questo tipo di appuntamenti poiché, dal punto di vista logistico, gli dava l’opportunità di controllare facilmente se ci fossero o meno forze dell’ordine lì presenti. Al primo incontro con l’acquirente, Di Dona o i suoi sodali scattavano foto al clandestino, successivamente utilizzate per la creazione del futuro documento contraffatto da vendergli.

Questa fase veniva ricompensata dagli immigranti con pagamenti che variavano dai 300 ai 500 euro. I dati acquisiti, secondo quanto riferito dai carabinieri, venivano poi trasmessi a Giuseppe Ciervo, nel caso si trattasse di realizzare falsi attestati di residenza, oppure a Nabil El Hazmi, nel caso delle patenti di guida. Queste ultime venivano consegnate entro uno o due mesi, mentre per gli attestati di residenza bastavano pochi giorni ed erano pronti.

Tale spaccato è emerso nel corso dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, volta a smantellare un’associazione criminale diretta da Pietro Di Dona, specializzata nella fornitura di documenti falsi a cittadini stranieri in cambio di denaro. L’indagine ha portato, l’altro ieri, all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice Orazio Rossi, per 7 indagati. In carcere sono finiti Di Dona, 51 anni, di Casapesenna, assistito dall’avvocato Domenico Della Gatta, e Ciervo, 53 anni, di Castelvolturno. L’obbligo di dimora, invece, è stato imposto a Carmine Riccardo, 54 anni, di Casapesenna; Francesco Di Nardo, 53 anni, di Giugliano; Vincenza Di Dona, sorella di Pietro, 44 anni, di Casapesenna; Raffaele Salerno, 49 anni, di Pompei, e Franca Lanza, di 48 anni di Ercolano.
Gli indagati a piede libero sono Giuseppe Di Sarno, 49 anni, di San Cipriano d’Aversa; Nabil El Hazmi, 41 anni; Sunday Collins, 38 anni; Lucky Ediale, 32 anni; Mamdou Doumbia, 39 anni; Mari Jean Ackah, 38 anni; Sekou Hamed Konate, 23 anni, e Kassim Diarassouba, di 49 anni. Va precisato che gli indagati sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, e sono accusati di associazione a delinquere, falso, truffa, contraffazione del sigillo dello Stato e uso del sigillo contraffatto.

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