MONDRAGONE – Una casa d’aste Svizzera: sarebbe stata questa la destinazione dei reperti archeologici illecitamente finiti nelle mani di Gaetano Sperlongano. Ma l’operazione di trasferimento non andò in porto. Per quale ragione? Nel 2022 venne arrestato dai carabinieri del nucleo Tpc (Tutela patrimonio culturale) di Napoli. E ora, a distanza di circa 2 anni da quell’intervento dei militari, la Procura di Santa Maria Capua Vetere vuole portarlo a processo insieme a chi lo avrebbe aiutato nell’organizzare il presunto traffico di opere. Complessivamente sono 9 gli imputati che a giugno affronteranno l’udienza preliminare dinanzi al giudice Pasquale D’Angelo. A rischiare il rinvio a giudizio con Sperlongano, 71enne, ci sono Carmine Andrea Caruso, 70enne, Pietro Ciriello, 59enne, Vincenzo Corrente, 59enne, Salvatore De Caprio, 55enne, tutti di Mondragone, Dimitrios Gerothanasis, 38enne di Zurigo, Paolo Rosini, 55enne di Marcianise, Franco Tartaglia, 56enne, e Salvatore Valente, 65enne, entrambi di Mondragone. Sono accusati a vario titolo di ricettazione, traffico e falsificazione in scrittura privata di beni culturali. Ad assisterli gli avvocati Cinzia Massaini, Andrea Piccolo, Luigi Mordacchini, Edmondo Caterino, Fabio Iodice, Ignazio e Ciro Maiorano, Silvio Siepe, Luigi Maratta e Giuseppe Di Monaco.
Sperlongano, stando a quanto sostenuto dalla Procura, aveva ricevuto da soggetti dediti a ricerche archeologiche clandestine, al momento non identificate, oltre 70 monete, di cui trenta in bronzo di zecche Magno-Greche, e diverse medagliette votive. Si sarebbe successivamente accordato con Caruso per raggiungere personalmente Zurigo e consegnare il materiale alla casa d’aste ‘Nomos Ag’ (estranea all’inchiesta) in vista dello svolgimento di un incanto programmato per novembre 22. Gerothanasis, direttore di questa casa d’aste, secondo la Procura, assicurò a Sperlongano e a Caruso la messa in vendita del materiale pur sapendo che avesse una provenienza illecita. Ad accompagnare Sperlongano alla frontiera a bordo di uno scooter sarebbe stato Tartaglia e in cambio di questo passaggio, da Como, avrebbe ricevuto 200 euro. Caruso, per schermare il possesso illegale di quei beni archeologici, avrebbe fatto 5 scritture private tramite la società Cra Trading Uk (attività chiusa nel 2015) con cui venivano simulate le cessioni in favore di Sperlongano.
Come Sperlongano, ritiene l’accusa, anche Rosini avrebbe ricevuto da soggetti dediti al riciclaggio dei reperti archeologici clandestini, numerosi beni di interesse storico. Quanti? 1669 monete autenticate, prive di documentazione, 163 oggetti metallici e 46 evasi. L’imputato si sarebbe prodigato per metterli in commercio esportandoli all’estero (sfruttando anche un portale web). Avrebbero trafficato reperti archeologici anche Vincenzo Corrente, De Caprio e Ciriello.
L’indagine che punta a trascinare in processo è stata coordinata dai pm Armado Bosso e Giacomo Urbano. Gli imputati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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