CASAPESENNA – Non solo nella provincia di Napoli: la società Idea Lavoro, amministrata da Emanuele Capaldo e sequestrata, su ordine del giudice Nicoletta Campanaro, perché ritenuta collegata allo zio Raffaele ‘o marchese, a processo per mafia, ha ottenuto anche importanti appalti in Terra di Lavoro. Ed ora, tracciato l’ipotizzato legame dell’impresa con la cosca Zagaria del clan dei Casalesi, anche queste procedure casertane inevitabilmente sono finite sotto la lente dell’Antimafia.
Tra le opere che ha seguito la ditta di Emanuele Capaldo c’è quella da mezzo milione di euro bandita dal Comune di Villa di Briano riguardante gli interventi “di messa in sicurezza, sistemazione e manutenzione straordinaria della viabilità urbana”. Procedura che, seguita da Silvio Luigi Cecoro, capo dell’area Tecnica brianese (estraneo all’indagine riguardante la ditta), Idea Lavoro si era aggiudicata nel 2023 partecipando ad una gara sul Mercato elettronico per la pubblica amministrazione (aveva offerto un ribasso del 36,14 percento).
Idea Lavoro ha realizzato interventi (finanziati con fondi comunali) anche a Casapesenna. Il 15 giugno 2023 l’Ente aveva richiesto un preventivo a tre operatori economici relativo ad attività di manutenzione stradale delle vie Venezia, Trieste, Cellini, Catania, San Giuseppe e traverse di via Orazio. Entro i termini previsti presentò l’offerta Idea Lavoro: propose di svolgere l’attività per 101.293 euro. Complessivamente per l’opera, la ditta di Capaldo, alla fine, ha incassato dal Municipio Casapesenna 152mila euro che le sono stati liquidati lo scorso marzo.
Logicamente si tratta di procedure da ritenere regolari, gestite e concluse dai due Comuni seguendo tutte le regole del caso, ma ora è inevitabile che la Dia inizi a scavare sull’operato di Idea Lavoro per verificare il suo approccio al mondo degli appalti pubblici.
Se la società di Emanuele Capaldo, costituita nel 2022 con sede a Roma, ma con una base operativa anche a Cesa, è stata sottoposta a sequestro dal Tribunale di Napoli è perché secondo gli agenti della Dia, coordinati dal pm Graziella Arlomede, rappresenterebbe un clone della Cogecap, società già sottoposta a sequestro giudiziario nel 2020 nell’ambito dell’inchiesta Medea (quella incentrata sui colletti bianchi, ritenuti vicini al boss Michele Zagaria ‘Capastorta’ che riuscivano ad intercettare, grazie ai presunti loro legami mafiosi, appalti riguardanti il settore idrico banditi dalla Regione). La Cogecap era intestata, ritiene la Dia, ad Alfredo Capaldo, fratello di Emanuele. Ma secondo la Dda era riconducibile direttamente allo zio Raffaele, per gli inquirenti uomo d’affari e socio occulto del boss Capastorta. Ruolo che gli hanno affibbiato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Attilio Pellegrino e Michele Barone.
L’indagine su Idea Lavoro ha avuto una svolta grazie ai controlli disposti dalla Prefettura di Napoli sui cantieri finanziati con risorse pubbliche. Idea Lavoro aveva ottenuto un appalto a Casalnuovo per riqualificare l’area attrezzata di piazza Siani. E qui nel corso di un blitz, è stata accertata l’attestazione della presenza di un mezzo della Cogecap. Elemento che ha portato la Dia a investigare e a tracciare il presunto collegamento tra le due società. L’inchiesta ha coinvolto anche Giovanni Gogliettino, commercialista casertano e amministratore giudiziario della Cogecap, a cui viene contestata l’ipotesi di reato di peculato d’uso in concorso con i fratelli Capaldo. Ad assistere i tre, da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile, sono gli avvocati Giuseppe Stellato e Michele Di Fraia.
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