CASERTA– Vittoria a tavolino della squadra di casa e una sequela di sospensioni per alcuni calciatori e componenti dello staff delle due società: è così che si è chiuso, al netto di nuovi ricorsi, il caso sportivo riguardante la rissa, scoppiata il 4 maggio scorso, durante la semifinale play-off del campionato di Prima categoria tra il Casapesenna e il Mondragone City. Uno scontro che ha messo a dura prova le forze di polizia presenti allo stadio, capaci di evitare, nonostante il numero esiguo di agenti, conseguenze ancor più gravi di quelle che la zuffa ha determinato (3 giocatori in ospedale). Uno scontro che, purtroppo, ha scritto una pagina tristissima (l’ennesima) del calcio dilettantistico casertano.
Parallelamente alle azioni della giustizia sportiva e all’attività degli investigatori (che, probabilmente, sfocerà già nei prossimi giorni nell’emissione di vari Daspo), in conseguenza alla rissa si sarebbe mosso anche il mondo criminale.
Prima di procedere con il racconto, però, è giusto fare una premessa: stando alle informazioni raccolte, gli ambienti malavitosi avrebbero agito in autonomia, senza alcun mandato da parte dei componenti delle società (estranee, per quanto ci risulta, a scenari mafiosi). Ma il calcio è uno sport fortemente popolare, in grado di scuotere le persone, di compattare le masse e, in alcuni casi, anche di accendere i sentimenti più estremi dell’animo umano (esasperando non sempre sani concetti campanilistici). Ed è in questo contesto che, a volte, trovano ampio campo di azione le cosche locali.
Tornando alla storia, nelle ore successive allo scontro, personaggi connessi al gruppo Pagliuca, che, adesso, insieme ai Fragnoli e ai Gagliardi controlla le principali attività criminali a Mondragone, si sarebbero recati a Casapesenna per prendere contatti con personaggi connessi al gruppo Zagaria. Un approccio attivato dai mondragonesi, a quanto pare, per chiarire quanto accaduto.
Questo episodio contribuisce a dimostrare come in territori dove le mafie, nonostante il grande lavoro svolto dagli inquirenti e dalle forze dell’ordine, siano ancora radicate, al primo spiraglio utile entrano nel mondo del pallone. E stavolta, ad offrire alle cosche l’occasione per farsi sentire, per ottenere un ruolo indebito in questo magico sport, è stata una rissa nata sul campo da gioco. La violenza attrae violenza.
Al di là delle tangenze tra mafie e pallone, le vicende post-rissa tra i calciatori del Mondragone City e il Casapesenna hanno anche un altro triste merito: documentano il perdurante attivismo criminale dei Pagliuca – nonostante i pentimenti e gli arresti che li hanno attraversati in questi anni -, che avrebbe tra i suoi esponenti di vertice Salvatore Pagliuca, e il fatto che chi orbita (o ha orbitato) intorno agli Zagaria (sebbene si siano, ormai, inabissati per dedicarsi ad una mafia prettamente affaristica) continui ad essere visto dalle compagini malavitose di altri territori come dei riferimenti per spicciare questioni a cui si vuole dare una risoluzione con metodi lontani dalla legge.