TEHERAN (ge.sca.) – Venti di guerra in medio oriente. I rischi ci sono tutti, tanto che il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez, decide di intervenire. Parla dell’accordo raggiunto sulla questione nucleare, qualcosa di diplomaticamente “importante”, una vittoria. Ma che non dovrebbe essere accantonato a meno di avere una valida alternativa. Perché per Gutierrez si rischia. Il riferimento neanche troppo celato è al presidente Usa Donald Trump, che si è dato un tempo, fino al 12 maggio, per stabilire se suggellare nuovamente l’intesa con l’Iran o se abbandonare la linea del patto sancito nel 2015. In quest’ultimo caso il rischio tangibile sarebbe quello di una guerra.
L’intervento da Teheran
Dalla sua il consigliere per la politica estera dell’ayatollah Ali Khamenei, Akbar Velayati, ha dichiarato che se gli Stati Uniti faranno marcia indietro rispetto all’accordo sul nucleare del 2015, così faranno anche gli iraniani. Ma non è tutto, perché Akbar Velayati ha affermato che Teheran dice sì all’accordo per come è stato sancito e accettato, ma che se ci saranno variazioni di sorta queste non saranno accettate. E questo vale non solo per gli Usa, ma anche se Regno Unito, Francia e Germania, ovvero gli alleati degli Usa cercheranno di modificare l’accordo. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, appena dopo aver prestato giuramento, aveva definito l’accordo come “imperfetto”. Entro 12 maggio il presidente Usa dovrà decidere se risolvere queste imperfezioni, o abbandonare.
Incubo nucleare da scongiurare
Gli altri firmatari del patto del 2015 stanno facendo pressione su Trump perché desista dal tirarsi indietro, perché il rischio è grosso. Potrebbe aprirsi un nuovo fronte caldo, potrebbe prospettarsi un nuovo incubo nucleare. In una recente dichiarazione, l’agenzia internazionale per l’energia atomica ha affermato di non avere indicazioni credibili di attività finalizzate a percepire la presenza di ordigno atomico dopo il 2009. Non resta che attendere quello che deciderà il leader del mondo libero.