Indagine sul clan dei Casalesi, spunta Gargiulo

Lanza ha raccontato che partecipò con lui ad un incontro preliminare per organizzare un traffico di droga con Picca. D’Angelo ha riferito all’Antimafia che intervenne per tutelare un imprenditore legato alla famiglia Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – Gli ultimi due anni di indagini, condotte da carabinieri e polizia di Stato, sono serviti a dare un duro colpo alle cosche Bidognetti e Schiavone, determinando l’arresto di molti dei loro affiliati che, tornati in libertà, avevano ripreso a estorcere denaro a commercianti e imprenditori, a trafficare droga e a organizzare truffe. Gli effetti di queste attività investigative, però, potrebbero non concludersi con i recenti arresti chiesti e ottenuti dalla Dda di Napoli. Per quale ragione? Perché hanno fatto emergere, in filigrana, elementi che traccerebbero il reinserimento in dinamiche malavitose di soggetti già condannati per mafia, ma non toccati da quelle inchieste. Cosa significa? Che il lavoro degli investigatori non è affatto terminato e, con il supporto delle informazioni che stanno ricevendo dai nuovi collaboratori di giustizia, potrebbero riuscire, con inchieste dedicate, a provare, nei prossimi mesi, la perdurante operatività delinquenziale di questi personaggi. Indagando sulla cosca ora guidata, secondo la Procura, da Gianluca Bidognetti ‘Nanà’ (è in carcere al 41 bis a Spoleto) e sul gruppo, costola degli Schiavone, diretto dai teverolesi Aldo Picca e Nicola Di Martino, è saltato fuori uno storico bidognettiano. Ci riferiamo a Nicola Gargiulo, detto ‘Capitone’, di Lusciano. A parlare di lui sono stati Antonio Lanza, alias ‘Piotta’, già capozona di Lusciano, e Vincenzo D’Angelo, detto ‘Biscottino’, genero del boss ‘Cicciotto ‘e mezzanotte’. Entrambi hanno iniziato a collaborare con la giustizia pochi mesi dopo il loro arresto avvenuto nella primavera del 2022. ‘Piotta’ tira in ballo ‘Capitone’ quando racconta ai magistrati della Dda il suo ultimo contatto avuto con Aldo Picca. Collega quel confronto a quando “il figlio di Piacente, detto ‘Nasaone’ – ha riferito ai magistrati – venne da me e Nicola Gargiulo ‘Capitone’ per dire che il padre, da poco uscito di prigione, si trovava in Spagna e che lui voleva organizzare un incontro con Picca per la gestione del traffico di stupefacenti. Dell’organizzazione di questo incontro si occupò Salvatore De Santis (ritenuto dagli inquirenti braccio destro di Picca, ndr)”.

D’Angelo, invece, parla alla Dda di Gargiulo in relazione a un incontro che ebbe con lui a Parete. Tema del confronto la richiesta estorsiva che Nicola Garofalo, alias ‘Badoglio’, aveva fatto a un imprenditore attivo nel settore delle pompe funebri, colpevole, agli occhi dell’affiliato, di non versare la quota al clan Bidognetti. La vittima però, ha chiarito D’Angelo, era stata indicata, anni addietro, da Aniello Bidognetti, figlio di Cicciotto, e proprio da Gargiulo come rappresentante nel settore delle onoranze funebri a Frignano, circostanza non nota a Badoglio. Su indicazione di Gargiulo, D’Angelo ha riferito di aver incontrato personalmente l’imprenditore per affrontare la questione. Risultato? Lo rassicurò: nessuno più lo avrebbe toccato. Sono racconti che indicano ‘Capitone’ come un soggetto, almeno fino a quando Lanza e D’Angelo sono stati liberi e attivi nel clan, inserito nelle dinamiche mafiose e con uno spessore criminale tale da potersi prendere il lusso di chiedere e ottenere facilmente un colloquio con il genero di Cicciotto, in quel periodo tra gli uomini di vertice della cosca. Logicamente si tratta di elementi che dovranno essere ulteriormente vagliati e supportati da prove consistenti per poter strutturare un’eventuale accusa. Ma non è da escludere che, nel corso di un eventuale approfondimento, potrebbe emergere pure l’estraneità di Gargiulo (come detto estraneo alle recenti indagini sfociate in ordinanze cautelari sui Bidognetti e sul gruppo Picca) alle odierne dinamiche criminali.

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