L’intervista. Sticco: Santa Maria è stata per anni la culla della formazione giuridica

CASERTA – Seduto nel suo studio, tra codici, libri e atti giudiziari, il presidente Elio Sticco, figura emblematica dell’avvocatura italiana, racconta la sua lunga carriera, le sue battaglie per la giustizia e il suo pensiero critico sulla riforma del ministro Carlo Nordio. Fondatore della prima scuola forense d’Italia, la “FEST”, e decano dell’avvocatura sammaritana, il presidente Elio Sticco, per oltre trent’anni presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di del Foro di Santa Maria Capua Vetere, continua a lavorare con la passione che lo ha sempre contraddistinto. Uomo di grande energia e visione, ha segnato profondamente il panorama giuridico italiano con idee innovative e iniziative di grande impatto. Con oltre settanta anni di esperienza, Elio Sticco è una voce autorevole e rispettata non solo nell’ambito dell’avvocatura, ma anche nel dibattito pubblico sulla giustizia in Italia. La sua carriera è un esempio di dedizione, con una profonda attenzione non solo alla difesa dei diritti, ma anche alla formazione delle nuove generazioni di avvocati. Lo studio che lo ‘ospita’ ancora oggi è più di un semplice luogo di lavoro: è uno spazio che racconta una vita dedicata alla ricerca della verità, fatta di sacrifici, traguardi raggiunti e una visione sempre orientata al miglioramento del sistema giuridico. Il suo impegno lo ha portato a combattere battaglie che non si limitano alle aule di tribunale, ma si estendono a riformare e migliorare le basi stesse del funzionamento del diritto in Italia. Attraverso la FEST, ha dato vita a un modello di formazione che ha rivoluzionato l’approccio alla professione, promuovendo un’avvocatura consapevole e indipendente. Elio Sticco è oggi un simbolo di tenacia e innovazione, un esempio per chiunque aspiri a servire la giustizia con serietà e competenza.

Presidente Sticco, lei è una figura storica dell’avvocatura italiana. Qual è stato il suo approccio nei primi anni di carriera?

Quando ho iniziato, entrare in tribunale era un’emozione unica. Mi sentivo sicuro e preparato, consapevole di aver studiato la causa nei minimi dettagli. Ogni udienza era un campo di battaglia, dove la preparazione e la determinazione facevano la differenza. Ricordo ancora le prime vittorie, sentenze che mi hanno dato immense soddisfazioni e che mi hanno confermato quanto fosse importante il ruolo dell’avvocato. Ancora oggi, entrare in un’aula di tribunale mi fa battere il cuore. E’ un luogo dove le parole, l’argomentazione e la logica diventano strumenti per affermare la giustizia. Questo sentimento non è mai cambiato: l’avvocatura è stata e sarà sempre la mia vita.

Lei è stato un innovatore, soprattutto come fondatore della FEST. Come vede oggi il ruolo della formazione forense?

Santa Maria Capua Vetere, con la scuola forense FEST, è stata per anni la culla della formazione giuridica in Italia. Creare un’istituzione come questa era un sogno: un luogo dove giovani avvocati potessero apprendere non solo le tecniche giuridiche, ma anche i valori fondamentali della nostra professione. La FEST non era solo una scuola, ma un centro di cultura giuridica, dove si dibattevano idee e si formavano le menti di domani. Oggi vedo con preoccupazione una crescente superficialità nella formazione. L’avvocatura richiede un costante aggiornamento e una preparazione rigorosa, ma la tecnologia e i nuovi sistemi telematici hanno cambiato il modo di lavorare. Questo progresso, se mal gestito, rischia di allontanarci dall’essenza della professione. Dobbiamo ristabilire il giusto equilibrio e garantire che la formazione resti al centro della nostra missione.

Nel corso della sua carriera ha organizzato convegni, incontri, dibattiti di grande importanza. Che ruolo hanno avuto nella sua visione della giustizia?

I convegni, come ogni incontro formativo, sono stati una parte fondamentale del mio impegno per la professione. Ho sempre creduto che il dialogo e il confronto siano strumenti essenziali per crescere, sia come individui che come comunità professionale. Portare a Santa Maria Capua Vetere figure di spicco del mondo giuridico è stato un modo per mettere il nostro territorio al centro del dibattito nazionale. Temi come l’indipendenza della magistratura, l’accesso alla giustizia e la riforma del sistema giudiziario sono stati affrontati con grande profondità. Questi eventi non erano solo un’occasione di formazione, ma un’opportunità per costruire una rete di idee e progetti per il futuro.

Ha espresso forti critiche alla riforma Nordio. Quali sono i punti più critici secondo Lei?

La riforma Nordio è una sconfitta per la giustizia, e lo dico con grande amarezza. E’ una riforma che non incide sui problemi strutturali del nostro sistema, ma sembra orientata a rafforzare il controllo della politica sulla magistratura. Questo mina l’equilibrio tra i poteri e rischia di compromettere l’indipendenza stessa del sistema giudiziario. Inoltre, la riforma non affronta questioni fondamentali come la lentezza dei processi, la mancanza di risorse e il sovraccarico delle corti. Invece di migliorare il sistema, rischia di creare ulteriori divisioni e conflitti tra i diversi attori della giustizia.

Qual è il ruolo dell’avvocatura nella giustizia odierna?

L’avvocatura è e deve restare un pilastro fondamentale del sistema giuridico. Siamo i difensori dei diritti, coloro che garantiscono che la legge sia applicata in modo equo e giusto. Tuttavia, negli ultimi anni ho visto un preoccupante aumento della subordinazione dell’avvocatura al sistema telematico e alle istituzioni. Questo processo rischia di snaturare il nostro ruolo e di trasformarci in semplici esecutori di procedure, invece che in protagonisti attivi della giustizia. E’ essenziale che l’avvocatura riaffermi la sua indipendenza e la sua dignità, lavorando fianco a fianco con magistrati e altri operatori del diritto, ma mantenendo sempre la propria autonomia.

Cosa consiglia ai giovani che si affacciano al mondo dell’avvocatura?

Ai giovani consiglio di avere passione, curiosità e determinazione. L’avvocatura non è solo un lavoro, è una vocazione. Entrate in tribunale con la consapevolezza di essere i custodi dei diritti dei vostri assistiti. Studiate, approfondite, siate sempre pronti a dare il massimo. Ricordate che ogni caso è una storia, una vita, un diritto da tutelare. E non dimenticate mai che l’avvocatura è anche un’opportunità per fare la differenza nella società, per migliorare il sistema e per difendere i valori fondamentali della giustizia.

Un ultimo pensiero sulla sua carriera?

Guardandomi indietro, provo gratitudine e orgoglio. Ho avuto una carriera piena di soddisfazioni, ho visto generazioni di avvocati crescere e prendere il loro posto nel sistema. Ma la cosa che più mi emoziona è sapere di aver lasciato un segno, di aver contribuito, anche solo in parte, a migliorare il nostro sistema giuridico. L’avvocatura è una missione, una sfida costante, ma anche una fonte inesauribile di soddisfazioni. Sono grato di aver potuto viverla appieno e spero che le nuove generazioni possano fare altrettanto, con coraggio e passione.
Grazie, presidente Sticco. La sua passione per la giustizia è un esempio per l’avvocatura.
Grazie a voi. La giustizia e l’avvocatura meritano sempre il massimo impegno.

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