NAPOLI – La Corte europea dei diritti umani è rimasta “colpita” dal fatto che il primo strumento di carattere generale per accertare l’entità del fenomeno dell’inquinamento è stato adottato solo nel 2013, nonostante le autorità fossero a conoscenza del fenomeno fin dai primi anni ’90 e avessero un quadro generale dall’inizio degli anni 2000. E i magistrati sono altrettanto sorpresi dalla constatazione che un Piano d’azione per combattere il fenomeno degli sversamenti abusivi e dei roghi di rifiuti a livello regionale è stato adottato solo nel 2016. Lo si legge nella sentenza appena emanata dalla Corte europea dei diritti umani e che accoglie parte delle decine di ricorsi presentati a Strasburgo da residenti e associazioni del territorio
I magistrati notano inoltre che una proposta concreta per un’azione coordinata è stata formulata soltanto a fine 2018, oltre 20 anni dopo che il problema era stato “portato per la prima volta all’attenzione delle autorità”.
Il Governo italiano ha sostenuto che manchi un nesso causale fra le violazioni alla convenzione dei diritti dell’uomo e le malattie denunciate dai ricorrenti, ma questa tesi è stata respinta dalla Corte.
L’elenco dei ricorrenti costituisce, in diversi punti, una “Spoon River” della Terra dei fuochi: in diversi casi sono i familiari dei deceduti a resistere in giudizio. Hanno presentato il ricorso Annamaria Di Caprio, classe 1958, di San Tammaro; Annamaria Diana (1945), di Ercolano; Carolina Oliviero (1975) di Torre del Greco; Anna Inserviente (1937) ed Elisabetta Torrente (1959) di Boscoreale, vedova e figlia di Giovanni Torrente, morto nel 2010 di cancro al colon; Mario Cannavacciuolo (1950) di Acerra; Giulia Angelini (1970) e Salvatore D’Alterio (1968) di Villaricca, genitori di Alessia D’Alterio, morta il 31 maggio 2012 per un tumore al cervello; Maria Jose Ardizzone (1932) di Casal di Principe; Raffaella Arena (1975) e Daniele Miccinelli (1973) di Giugliano, genitori di Francesco Miccinelli, morto il 21 febbraio 2013 per un tumore al fegato; Mariana Yasmina Vittoria Beltratti (1989) di Casavatore, figlia di Raimondo Beltratti, morto il 15 agosto del 2009 per tumore ai polmoni; Luciano Centonze (1938) di Acerra; Vincenza Cristiano (1977) di Minturno, in precedenza residente a Cardito e Caivano; Dario Letizia (1972) di Casal di Principe; Antonio Napoleone (1953) e Teresa Scafaro (1951) di Acerra, genitori di Giovanni Napoleone, deceduto il 14 giugno 2006 per un tumore ai polmoni; Concetta Romano (1951) di Pollena Trocchia. Costituite in giudizio anche alcune associazioni: Comitato “Donne del 29 agosto” di Acerra con la rappresentante legale Virginia Petrellese; l’Associazione Melagrana di San Felice a Cancello con Roberto Malinconico; l’Associazione Endas Acerra con Armando Esposito; l’Associazione culturale Èidos di Acerra con Luigi Montano; l’Associazione Guardie ambientali di Acerra con Paolo Esposito. In elenco ci sono poi Domenica Affinito (1971) di Roma, Anna Affinito (1981) di Maddaloni, e Antonio Affinito (1940) di Maddaloni, rispettivamente figlie e vedovo di Alfonsina Toscano, deceduta il 29 gennaio 2014 di cancro al fegato; Rosa Auriemma (1940) di Caivano; Raffaele Cappabianca (1950) di Santa Maria Capua Vetere, Angela Cappabianca (1979) di Casapulla e Luigi Cappabianca (1981) di Santa Maria Capua Vetere, rispettivamente vedovo e figli di Annalisa De Rienzo, morta il 12 settembre 2007 di cancro al seno; Rosa Ciaramella (1946) di Maddaloni, vedova di Michele Di Siena, morto il 15 ottobre 2005 per cancro ai reni; Giuseppina Campolattano (1956) di Maddaloni; Maria Lucia Capaldo (1982) di Casapesenna; Rosaria D’Assisi di Castellammare di Stabia; Angela Lillo (1956) di Casapulla, che si è costituita anche, insieme al fratello Stefano Lillo (1950) di Casapulla, in qualità di figli di Pasquale Lillo, venuto a mancare il 16 maggio 2006 per linfoma.
Infine, Emilio Della Valle (1980) di Sant’Agata de’ Goti e Valerio Della Valle (1987), Francesco Della Valle (1979) e Rosa Izzo (1958) di Maddaloni, figli e vedova di Salvatore Della Valle, morto il 21 novembre 2003 di melanoma; Maria Rosaria Piccirillo (1951) di Portico di Caserta, vedova di Antonio D’Orso, morto il 16 aprile 2014 per un tumore alla faringe; Orsola Russo (1928) di Casagiove; Vincenzo Merola (1965) di Curti; Giuseppina Verdicchio (1956) di Arienzo; Pietro Provenzano (1962) di Macerata Campania.
Nel collegio difensivo gli avvocati Armando Corsini, Giuseppe Ambrosio, Antonella Mascia, Valentina Centonze, Salvatore Forgione e Antonella Forgione.
Rivezzi: “La Regione ha sottovalutato il problema”
“Le Istituzioni Regionali con riferimento all’Assessorato all’ Ambiente e alla Salute hanno dapprima negato e poi sottovalutato la problematica di un massivo inquinamento in un territorio in cui risiedono più di 2 milioni di persone e migliaia di Bambini e Ragazzi nati negli ultimi 20 anni in Terra dei Fuochi”. Lo dichiara il presidente regionale di Medici per l’ambiente Gaetano Rivezzi, proponendo “una cabina di regia sia sanitaria che ambientale che non sperperi risorse economiche e possa lavorare in sinergia con i cittadini della Campania”,
“Abbiamo le prove scientifiche – dichiara Rivezzi – di un prolungato danno ambientale e danno di salute… con frequenti omissioni di interventi efficaci e condivisi”.
Il sodalizio ricorda che “l’impennata di malattie gravi e decessi è stata confermata anche da studi scientifici ufficiali di cui il principale è stato il report 2020 dell’istituto superiore di sanità commissionato dalla Procura del Tribunale Napoli Nord in cui si incrociavano tutti i dati ambientali e sanitari di 55 Comuni della Terra dei Fuochi.
La Corte ha riconosciuto un rischio di morte “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente”.
In altri termini il grave impatto dell’inquinamento ambientale ha messo a rischio la vita degli abitanti dell’area tra le province di Napoli e Caserta già vittima per decenni da interramento di rifiuti tossici, sversamento abusivo e roghi di materiali altamente pericolosi”.
Sulla prevenzione sanitaria “abbiamo combattuto con le Aziende Sanitarie della Campania e l’Agenzia per la Protezione Ambientale ArpaCampania per analisi tecniche (più di 5000 siti – microdiscariche di abbandono rifiuti senza messa in sicurezza né bonificati)” e per il contrasto ai roghi e alla combustione incontrollata, la raccolta e valutazione di dati territoriali in riferimento a inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque agricole e potabili, i Registri Tumori gli screening oncologici per diagnosi precoci. Questi ultimi sono “molto al di sotto del 25% considerato limite minimo nazionale)”.
E ieri il consigliere comunale di Caserta Raffaele Giovine è intervenuto sul problema, rivelando di essere malato oncologico: “Il mio tumore è causato da fattori ambientali. Significa di fatto che la mia colpa è vivere in questa terra. Ho uno stile di vita sano: non fumo, sono vegetariano, facevo sport”. Alla luce della sentenza della Corte dei diritti umani, “avevamo ragione un decennio fa, quando manifestavamo nelle piazze dopo le dichiarazioni di Sandokan che confessava di aver interrato rifiuti tossici. Avevamo ragione, ci dice l’Europa, ma non ce ne facciamo nulla quando un amico muore, o quando dobbiamo affrontare una sfida di questa portata… Non ce ne facciamo nulla quando viviamo in una regione in cui la possibilità di ottenere le esenzioni sanitarie finiscono il quindici del mese. In queste circostanze ti rendi conto del privilegio di poterti permettere di essere malato”.
“Chi ha inquinato deve pagare – aggiunge il consigliere – Bisogna bonificare la nostra terra. Bisogna potenziare la sanità di prossimità: non ci possiamo mettere mesi per scoprire di essere malati”.
Da parte sua, Valentina Centonze, fra gli avvocati che hanno rappresentato i ricorrenti davanti alla Corte, ricorda che il Comitato Terra dei fuochi è stato accusato di allarmismo. “Sono stati momenti molto duri ma sapevamo di stare dalla parte della ragione, per questo non abbiamo mai mollato. La storica sentenza della Cedu zittisce tutti i negazionisti”.
© Riproduzione Riservata