CASAPESENNA – Filippo Capaldo, il nipote e ‘delfino’ del boss Michele Zagaria, è ancora socialmente pericoloso. A metterlo nero su bianco era stata la Corte d’appello di Napoli emessa la scorsa estate, che ha disposto per il 47enne la sorveglianza speciale, e quella decisione ha trovato l’ok anche della Cassazione (le motivazioni son state rese note a fine gennaio).
Contro il provvedimento di secondo grado, i legali di Capaldo, gli avvocati Giuseppe Stellato e Ferdinando Letizia, avevano presentato ricorso, ma la Suprema corte l’ha respinto.
Il ricorso presentato si basava su tre aspetti principali. Il primo riguardava la presunta violazione di legge in merito alla dichiarazione di pericolosità generica, ritenuta senza adeguata contestazione. La Corte ha ribadito che, in sede di prevenzione, non sussiste violazione del principio di correlazione tra contestazione e decisione, quando la misura applicata si fonda sugli stessi fatti e la difesa ha avuto modo di contraddire adeguatamente gli elementi presentati.
Il secondo e il terzo motivo riguardavano la durata e i presupposti di applicazione della misura di prevenzione. Tuttavia, la Corte ha respinto anche questi, ricordando che la valutazione degli elementi di fatto spetta esclusivamente al giudice di merito, e non può essere ‘riletta’ in sede di legittimità dalla Cassazione.
Recentemente Capaldo (che ha esteso i suoi affari all’estero) è stato assolto dall’accusa di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa: era accusato, insieme al fratello Nicola, di aver messo in piedi una nuova società, intestandola a prestanome per rituffarsi, dopo la confisca della loro Euromilk, nel mondo della distribuzione del latte. Ha affrontato pure un processo anche con l’accusa di associazione mafiosa insieme ad alcuni imprenditori ritenuti a lui legati, ma il giudice ha rinviato gli atti alla Dda di Napoli ritenendo che la contestazione dovesse essere riqualificata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA