Raffaello Converso: Napoli nel cuore

Raffaello Converso è un artista poliedrico nato a Napoli il 20 settembre 1970. Cantante, attore e polistrumentista (mandolino, violino, chitarra e pianoforte), è figlio d’arte e ha studiato al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, dove ha conseguito i Diplomi Accademici di secondo livello in Mandolino e Musica d’insieme con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore.

Raffinato e versatile, Raffaello spazia dalla musica antica a quella contemporanea, dal canto alla recitazione.

Dal 1985 partecipa a spettacoli televisivi e teatrali, festival e manifestazioni culturali in Italia e all’estero, tra cui Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Spagna, Albania, America meridionale e Giappone.

Ha collaborato alla colonna sonora del film “Scugnizzi” di Nanni Loy (1987) e ha fatto parte della compagnia teatrale Media Aetas diretta da Roberto De Simone, partecipando a numerose produzioni di successo, tra cui “La Gatta Cenerentola” e “L’Opera buffa del Giovedì Santo”.

Nel corso degli anni, Raffaello ha lavorato in molteplici spettacoli e tournée internazionali, collaborando con artisti come Fabio Testi, Sandra Milo, Natalia Titova e Gerhard Polt.

Ha partecipato a importanti eventi teatrali come il Napoli Teatro Festival Italia e ha lavorato con il Teatro San Carlo di Napoli. Recentemente, ha proseguito la sua attività concertistica in Germania con il Trio Converso & Gerhard Polt e ha portato in scena spettacoli di sua realizzazione come “Conversando con Napoli”, “La musica che gira intorno”.

Ha vinto premi e avuto riconoscimenti come quello dell’ U.N.P.L.I. Concorso Nazionale “Salva la tua Lingua Locale”
assegnato alla Sala della Protomoteca Campidoglio Roma, (Premio Speciale Sezione Musica) “Per l’impegno profuso nel suo atto di “resistenza culturale” attraverso la divulgazione della tradizione poetico-musicale colta e popolare, spaziando dalle cinquecentesche villanelle della «Napoli gentile» alle settecentesche reminiscenze pergolesiane e vinciane di arie dell’Opera buffa, fino all’approdo digiacomiano e vivianesco”

Quando hai cominciato?

Essendo figlio d’arte, mio padre, Pasquale Converso, negli anni ’50 fondava il “Trio Convers” , il primo gruppo napoletano per il teatro di varietà, speciali nel proporre in chiave comico-satirica il loro repertorio di canzoni concertate a tre voci, formazione che in quegli anni otteneva grande successo; posso dire quindi di essere nato nella musica, in casa, iniziavo fin da piccolo ad incuriosirmi e a toccare i vari strumenti musicali che trovavo, così a nove anni debutto suonando il mandolino in una trasmissione televisiva di una emittente locale, si chiamava: “Napoli in carrozzella” di Renato Ribaud.

Contemporaneamente allo studio del violino al Conservatorio di Napoli  “San Pietro a Majella” inizio ad esibirmi insieme a mio padre sia come mandolinista sia come cantante chitarrista cominciando così a conciliare lo studio all’attività artistica.

In quegli anni oltre al repertorio di musica classica inizio ad apprezzare e ad appassionarmi alla canzone napoletana.

Quali sono state le tue prime esperienze musicali?

A quattordici anni partecipai ad un provino con Nanni Loy e Claudio Mattone, cercavano i ragazzi che avrebbero preso parte al film “Scugnizzi” e così fui scelto. Presi parte alla colonna sonora del film, vincitrice  dei “David di Donatello” come migliore colonna sonora e migliore canzone originale, quei brani, che ebbero un grande successo, hanno fatto parte del repertorio che ho portato in giro per parecchi anni. Col tempo, poi, mi sono sempre più appassionato a repertori tradizionali di periodi precedenti, il novecento, l’ottocento e fino ad arrivare alle villanelle cinquecentesche della “Napoli gentile”, il mio interesse era sempre proiettato in un viaggio a ritroso nel tempo.

Che Napoli era in quel periodo?

La vita a Napoli in quegli anni era segnata da un forte senso di comunità e da tradizioni radicate. La città era caratterizzata da profondi cambiamenti sociali, economici e culturali. Questo periodo ha visto l’emergere di una Napoli che, pur affrontando difficoltà come la disoccupazione e la criminalità, si è anche distinta per la sua vivacità culturale e artistica.

La musica ha svolto un ruolo cruciale nella cultura napoletana di quegli anni. Il genere della canzone napoletana, con le sue radici storiche, continuava a essere apprezzato, ma si affiancava a nuovi stili musicali. La musica pop e rock italiana iniziava a guadagnare popolarità, con artisti come Pino Daniele, che mescolava il blues e la musica tradizionale napoletana, e altri come Edoardo Bennato, gli Almamegretta e i 99 Posse, che rappresentavano una fusione di generi e culture.

In sintesi, Napoli negli anni ’80 e ’90 era una città di contrasti, ricca di vita e cultura, che affrontava sfide significative ma che continuava a brillare per la sua tradizione musicale e la capacità di resistere e reinventarsi.

Sei un cantante ma anche uno strumentista. Quanto incide avere consapevolezza di uno strumento nella tecnica e nell’approccio vocale?

Avere consapevolezza di uno strumento nella tecnica e nell’approccio vocale è fondamentale per diversi motivi: consapevolezza della scrittura musicale melodica e ritmica, controllo e precisione, espressività, adattamento. Inoltre, la consapevolezza dello strumento vocale permette di controllare meglio la propria voce. Comprendere come funziona la propria anatomia vocale (corde vocali, risonatori, diaframma) aiuta a sviluppare una tecnica più precisa e a evitare sforzi inutili e consente di esplorare diverse possibilità espressive. Conoscere le proprie capacità vocali e i propri limiti permette di utilizzare la voce in modo più creativo e interpretativo, inoltre permette di adattare la tecnica a diversi stili musicali e contesti esecutivi. Ogni genere può richiedere modi diversi di utilizzare la voce, e una buona consapevolezza aiuta a fare queste transizioni in modo più fluido.

Da anni collabori con il maestro Roberto De Simone. Come è nato questo rapporto?

Per quanto riguarda il M° Roberto De Simone posso sicuramente affermare di ritenermi fortunato per averlo incontrato sul mio percorso artistico. Nel 1994 partecipai ai provini per la messa in scena de “La gatta cenerentola”, fui scelto ed entrai a far parte della sua compagnia “Media Aetas”, capii che per me sarebbe stata una scuola importante per il percorso che avevo intrapreso, da allora ho preso parte a tantissimi lavori teatrali. Lavorare con lui da circa trent’anni, prendere parte alle sue opere è stata e continua ad essere per me una grandissima opportunità di crescita artistica. Negli ultimi dieci anni il mio rapporto con il Maestro è diventato più di collaborazione ed abbiamo realizzato tanti progetti insieme, “L’Armonia sperduta”, “Canti de la dimenticanza”, “Di Giacomo in the mood”, ha scritto meravigliose partiture prettamente per la mia voce, due prodotti discografici all’attivo ed uno in lavorazione. Tra i tanti insegnamenti che mi ha trasmesso vi è sicuramente l’attenzione allo stile vocale da attivare a seconda del repertorio che si propone e la massima cura dei dettagli, sia dal punto di vista musico-teatrale che vocale ed interpretativo.

Sei stato ultimamente in Brasile e ti sei esibito in alcuni club. Ci racconti questa esperienza?

Un’esperienza meravigliosa! Avevo programmato un viaggio di piacere a Rio de Janeiro e una mia conoscenza sul posto si è attivata per organizzare un mio concerto. Sono stato prima ospite al concerto del cantante pianista Leandro Freixo, in trio con Rodrigo Villa al basso e Renato Endrigo alla batteria nello storico club “Beco das Garrafas” in Copacabana ed il primo di gennaio ho tenuto il mio concerto al Little Club di Rio de Janeiro con la partecipazione del chitarrista Andrè Gonçalves. Da questi club sono passati i più grandi musicisti brasiliani.

Adesso sei in Germania, quasi una seconda casa per te…

Sono circa venticinque anni che mi esibisco in Germania, ho all’attivo centinaia di concerti e devo dire che provo sempre grande piacere quando mi esibisco per un pubblico prevalentemente locale che, pur non comprendendo bene le parole dei brani epocali del repertorio napoletano che canto, e mi riferisco particolarmente ai brani a loro completamente sconosciuti, ne apprezza evidentemente la messa in musica e l’interpretazione dimostrandomi sempre grande affetto e calore. Inoltre, parlando un po’ la loro lingua, prima di cantare racconto sempre qualche aneddoto legato ai brani che andrò ad eseguire. Negli ultimi anni spesso mi esibisco in duo col mio amico e sodale Franco Ponzo alla chitarra.

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