Mitraglietta in casa, arrestato 56enne di Casapesenna. Il padre venne assassinato a Lago Patria nel 1995

Era nascosta in un secchio di vernice. Trovati anche 149 proiettili e il caricatore di una pistola

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CASAPESENNA – Scovarle e sequestrarle: azioni fondamentali per alleggerire la capacità offensiva delle organizzazioni criminali. Parliamo delle armi, del numero imponente di pistole e fucili che circolano sotto traccia nel casertano. E vanno in questa direzione (in quella che punta a disinnescare la pericolosità di chi orbita nella malavita) le recenti attività dei carabinieri eseguite in Terra di Lavoro (operazioni tese proprio a cercare armi detenute illegalmente dai cittadini).
Nelle scorse settimane, i militari del Nucleo investigativo di Caserta, nel corso di una perquisizione, hanno trovato una pistola mitragliatrice, marca Sites, modello ‘Spectre HC Pistol’ (nella foto in alto), nell’abitazione di un 56enne di Casapesenna: si tratta di Ernesto Adriano Falanga. L’arma era nascosta in un secchio di vernice, all’interno della cantina del suo appartamento, insieme a 149 proiettili e a un caricatore per una semiautomatica.
Sulla mitragliatrice verranno ora eseguite accurate verifiche allo scopo di accertarne il perfetto funzionamento e l’eventuale utilizzo in pregresse attività criminali (nell’Agro aversano, negli ultimi tempi, si è assistito a diversi raid di piombo che hanno segnato il riapparire – dopo anni di silenzio – di azioni militari del clan dei Casalesi).
Falanga, assistito dall’avvocato Guido Diana, è stato portato nel carcere ‘Francesco Uccella’ di S. Maria Capua Vetere in attesa dell’udienza di convalida che si celebrerà questa mattina dinanzi al Tribunale di Napoli Nord. Risponderà del possesso illegale della pistola mitragliatrice (la cui provenienza è ignota), ma, per quanto ci risulta, non gli è stato addebitato alcun legame con la mafia. Ad ogni modo, non è da escludere che il blitz dei carabinieri sia connesso a un’attività info-investigativa più ampia che potrebbe determinare, in un futuro prossimo, altri sviluppi giudiziari.
È la prima volta che Falanga, da ritenere innocente fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile, incrocia il proprio percorso con la macchina della giustizia. Purtroppo, però, la sua famiglia ha dovuto già fare i conti con l’attenzione delle cronache e della giustizia. Per quale ragione? Per la scomparsa del padre del 56enne: si chiamava Antonio. Il 31 marzo del 1995 venne assassinato nel suo ufficio di via Lago Patria, a Giugliano in Campania: lì gestiva una piccola agenzia immobiliare. La sera in cui fu assassinato si era trattenuto al lavoro più del solito, probabilmente proprio per un appuntamento con la persona che si trasformò nel suo killer.
Ernesto Adriano Falanga ha legami di parentela (acquisiti attraverso la moglie – estranea all’inchiesta) anche con due personaggi che hanno avuto un ruolo di rilievo nella fazione Zagaria del clan dei Casalesi: i fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, detti i ‘marmolari’.

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