La mamma di Giogiò: “Il fratellastro dell’assassino in Gomorra. Saviano, così lo uccidi di nuovo”

La battaglia di Daniela Di Maggio contro le serie tv violente: "Il padre ha contattato la Procura e la scuola. Con questa storia la produzione ha davvero toccato il fondo"

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Roberto Saviano e Daniela Di Maggio

C’è una ferita che non si rimargina. È quella lasciata dall’omicidio di Giovan Battista Cutolo, il giovane musicista conosciuto da tutti come Giò Giò, ucciso per strada in una sera d’estate. Una ferita che la madre, Daniela Di Maggio, porta addosso ogni giorno. Oggi però il suo dolore si mischia a rabbia e indignazione. Perché non bastava dover assistere, inermi, alle telefonate dal carcere in diretta social del killer di suo figlio. Ora anche il fratellastro, un bimbetto che frequenta l’Istituto Comprensivo D’Aosta-Scura a Napoli, avrà l’onore dei riflettori, grazie al casting per il prequel di Gomorra, diretto da Marco D’Amore e tratto dal romanzo di Roberto Saviano.

Su Tik Tok ha già un profilo, si fa immortalare in pose da babyboss, con le mani mima il gesto di una pistola che spara. Alle sue spalle il padre, che è padre pure del killer di Giò Giò, oggi detenuto a Catanzaro. Daniela non si abbatte, è come sempre un vulcano di energia, che dal 30 agosto di due anni fa sta mettendo al servizio degli altri, ma il suo sfogo è un grido accorato che chiede rispetto, giustizia e responsabilità.

Daniela, cosa provi?

Mi sembra di essere in un film dell’orrore. Non è possibile, non è umano. Mentre noi piangiamo i nostri figli, mentre io ogni giorno provo a sopravvivere a una vita che non volevo senza Giò Giò, dall’altra parte c’è chi si permette di andare su TikTok, di sbandierare atteggiamenti da criminale di bassa lega, e in più viene pure premiato con quindici giorni di ferie dal preside della scuola per andare a girare Gomorra. È una cosa che mi fa impazzire. Dove sta andando a finire questo mondo? Roberto Saviano dove sei? Non dici nulla? Ti rendi conto che così uccidi di nuovo Giò Giò Cutolo?

Hai informato qualcuno di questa circostanza?

Il padre di Giò Giò ha chiamato la procura, nonchè il preside della scuola. Era evasivo, diceva: “Signor Cutolo, venga qui, parliamone…”. Ma che cosa c’è da parlare? È una questione di rispetto, di coscienza. E pure la produzione di Gomorra è stata avvisata. Ma voglio chiedere: vi informate su chi fate recitare? Guardate chi c’è dietro? Il padre di quel ragazzo è lo stesso che stava dietro al killer di mio figlio quando faceva certe mosse, certi gesti. Ma davvero vogliamo continuare ad avere pezzi marci nella nostra società? È questo il messaggio che vogliamo dare?

La produzione di Gomorra si è fatta sentire?

Dicono di essere costernati. Ma non basta. Tu ti devi informare, devi sapere chi fai recitare, devi chiederti chi lo accompagna, chi gli sta vicino. Se mi scrivessero una lettera di scuse vere, forse potrei anche accettarle. Ma con questa storia abbiamo davvero toccato il fondo.

Cosa le fa più male in tutto questo?

Che si è perso completamente il controllo. Questa gente vive su TikTok, in un mondo parallelo dove diffondono i loro codici, i segni di appartenenza. E se tu vedi un bambino di otto anni che fa con le dita il gesto della pistola, capisci che è finita. Perché quel gesto è lo stesso che fece il killer di mio figlio nella famosa foto alla Parrocchiella. Nessuno lo ha fermato, e poi ha ucciso Giò Giò. Se Napoli continua a permettere tutto questo, non andremo da nessuna parte.

E il dramma è che nessuna legge attualmente in vigore aiuta a mettere un freno a questo stato di cose…

Io ieri ho chiamato il Ministero della Giustizia. Gli ho detto chiaramente: se non si istituisce il reato di apologia mafiosa, di apologia criminale, continueremo ad assistere a questi scempi. Sul web si glorificano certi atteggiamenti e poi per strada si uccidono i figli delle persone perbene. È una questione di civiltà, di sicurezza sociale.

Stai perdendo la speranza?

Questo è un mondo dove non c’è cura per niente. Dove c’è sciatteria morale ovunque. Tutto si fa solo per denaro, per visibilità. E quel denaro, quella fama, non danno felicità, danno dipendenza. Dal porno all’alcol, è tutto senza anima. Ormai ci contiamo sulle dita di una mano quelli che credono ancora nei valori, nella cultura, nella bellezza. Chi ama la musica, i tramonti, i delfini al mare… viene ucciso dentro e fuori da questa società malata.

Cosa vorresti dire dire a chi permette tutto questo?

Svegliatevi. Vi prego. Qualcuno mi svegli da questo incubo. Non è più tollerabile vedere questa archetipia mafiosa sbandierata come se fosse folklore. Poi succede davvero, si spara davvero. E allora è troppo tardi.

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