CASTELVOLTURNO – Attirare turisti, valorizzare il litorale e offrire spazi ai giovani locali: questo doveva essere il ruolo dei campi da golf realizzati a Pinetamare dai Coppola, accanto all’Hotel Resort Marina di Castello e al centro sportivo dove si allena il Napoli. Un progetto ambizioso che, però, ha mancato il bersaglio sul piano sociale.
Ora, su quell’area, si concentra anche l’attenzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata da Pierpaolo Bruni. L’indagine – condotta dai pm Vincenzo Quaranta, Stefania Pontillo, Mariangela Condello e Luisa Turco – ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Francesco Pappalardo, ex comandante della Capitaneria di porto, e Domenico Romano, ex collaboratore dell’imprenditore Cristoforo Coppola (deceduto nel 2013).
Stando alla tesi della Procura, Romano, nell’interesse dei Coppola, tra il 1990 e il 1994, avrebbe usato rifiuti in plastica per riempire le buche fatte per realizzare il campo da golf, ottenendo da Pappalardo una relazione, ritenuta falsa, in cui si attestava l’assenza di rifiuti e si allegava documentazione con foto di alcuni scavi eseguiti per sostenere tale tesi. Pappalardo avrebbe prodotto questa forzatura ricevendo in cambio 1,5 milioni delle vecchie lire.
Le ipotesi di falso e di corruzione che emergono nell’indagine sono ormai prescritte, ma non il reato di inquinamento ambientale, dato che l’interramento dei rifiuti rappresenterebbe tutt’ora – sostiene l’accusa – una compromissione e alterazione del suolo e del sottosuolo.
L’indagine è ancora nella sua fase preliminare. È stata resa nota in occasione dell’ispezione disposta dalla Procura e delegata ai carabinieri del nucleo forestale e alla Capitaneria di porto di Castelvolturno.
Il prosieguo dell’inchiesta potrebbe anche rivelare l’estraneità degli odierni indagati rispetto ai fatti contestati. Romano e Pappalardo sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

In attesa che il lavoro dei pm faccia il suo corso, è evidente come la Procura di Santa Maria Capua Vetere, inaugurando un nuovo corso, abbia deciso di riaccendere i riflettori su vicende per troppo tempo dimenticate e provare a far chiarezza sulle cause che hanno impedito a una zona dal potenziale ambientale ed economico enorme di fiorire come invece meritava.
Il giallo delle licenze edilizie tra sparizioni, rivolte e incendi
Cemento su cemento: l’espansione costiera della città porta la firma della famiglia Coppola. Ma le licenze edilizie alla base di molte costruzioni sembrano svanite nel nulla. A rivelarlo è l’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, delegata alla guardia di finanza di Mondragone, partita dalla riqualificazione di Palazzo Marina con il superbonus 110%.
L’obiettivo del restyling era trasformare l’hotel in un complesso residenziale con oltre cento appartamenti. Ma cercando l’atto che avrebbe legittimato l’immobile – ritenuto dagli inquirenti non corretto -, è emerso che non solo mancava proprio la licenza per Palazzo Marina (sequestrato), ma anche quelle delle costruzioni erette tra il 1959 e il 1968.
Una possibile spiegazione risale al 1970: secondo quanto detto dall’ex sindaco Luigi Petrella alla rivista Informare, durante una rivolta popolare furono dati alle fiamme gli archivi con le pratiche edilizie dei Coppola. La Procura non ha rintracciato neppure i titoli relativi alle strutture poi cedute allo Stato dai Coppola in occasione della “transazione-permuta” per chiudere un complesso contenzioso urbanistico.
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Le licenze mancanti riguardano strutture già edificate: se ci sono state condotte irregolari, gli effetti — purtroppo — si sono già abbondantemente manifestati. Ma i Coppola non sono legati solo al passato di Castel Volturno: hanno un ruolo rilevante anche nel suo futuro. Per quale ragione? Spetterebbe ancora ai Coppola realizzare il porto turistico. Precisamente, il compito toccherebbe alla società di progetto “Marina di Pinetamare”, espressione dell’Ati (Associazione temporanea di imprese) Mirabella Spa, riconducibile a Francesco Coppola (estraneo all’inchiesta su Palazzo Marina e sull’interramento dei rifiuti), figlio di Cristofaro. Un progetto fermo da anni, ormai diventato un miraggio per il rilancio del territorio.
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