Casalesi, fiumi di soldi dal gioco d’azzardo. Contesa tra gli Schiavone e i Bidognetti per le bische

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Nicola Pezzella e Nicola Gargiulo

CASAL DI PRINCIPE – Non solo spaccio di droga ed estorsioni: a garantire introiti al clan dei Casalesi ci sono anche le bische. Sembrava surclassato dal gioco d’azzardo online, quello gestito con le piattaforme illegali – sulle quali pure la criminalità organizzata ha saldamente disteso i propri tentacoli – e invece il tavolo verde continua a rappresentare una cospicua entrata per la mafia dell’Agro aversano.
L’attenzione a questo business da parte del clan emerge nella recente inchiesta della Dda di Napoli, condotta dai carabinieri, che ha coinvolto Nicola Pezzella, alias Palummiello, ritenuto il referente, almeno fino al 2022, della fazione Schiavone, e Nicola Gargiulo, ’o Capitone, esponente della cosca Bidognetti. Il collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo, genero di Francesco Bidognetti, chiamato a parlare dei suoi rapporti con Gargiulo, ha raccontato che nell’estate del 2022 era cercato – glielo avrebbe riferito Federico Barrino, detto Paciotto – con insistenza proprio da Gargiulo.

Il motivo? Pezzella desiderava spostare la bisca del clan da Villa Literno a Casal di Principe, ma tale modifica non stava bene a Gargiulo. Nel caso in cui la sede della ‘giocata’ fosse cambiata, il gruppo Bidognetti non avrebbe potuto più reclamare una quota, poiché l’attività sarebbe rientrata nella stretta competenza territoriale degli Schiavone.
D’Angelo, temendo che ’o Capitone fosse attenzionato dagli investigatori, decise – ha riferito – di non incontrarlo, comunicando tale scelta a Barrino (che nel clan Bidognetti avrebbe fatto da collegamento tra le volontà di Gianluca Bidognetti, mentre era detenuto a Terni, e gli affiliati liberi).

L’affare bisca è emerso anche in un’altra inchiesta, precedente a quella che ha tirato in ballo Gargiulo e Pezzella, sempre condotta dai carabinieri: è stata incentrata sul gruppo criminale che, secondo la Procura di Napoli, si era formato intorno ad Antonio Mezzero, storico esponente del clan, originario di Grazzanise, che, tornato in libertà dopo circa 25 anni di carcere, si era trasferito a Santa Maria Capua Vetere. Il boss e i suoi sodali avevano rivolto la propria attenzione a una bisca che veniva allestita a Curti, avvicinando l’organizzatore e – dice la Dda – pretendendo che riconoscesse loro una quota sui guadagni. Un altro segnale dell’interesse del clan per le bische sarebbe emerso lo scorso anno, dopo che era stata ufficializzata la notizia a marzo dell’avvio della collaborazione con la giustizia di Francesco Schiavone Sandokan (collaborazione poi interrotta a luglio). Stando a quanto trapelato dal territorio, un soggetto legato ai Bidognetti si sarebbe presentato presso la sede di una delle bische reclamando che, da quel momento in poi, la quota dei guadagni dovesse essere versata a lui.

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