Sistema criminale al Comune di Caserta: appalti, parcheggi, campagna elettorale e terzo settore

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Carlo Marino
Carlo Marino, ex sindaco di Caserta

CASERTA – Sostegno elettorale da parte di soggetti legati al clan, voto di scambio, ditte ‘in odore’ di mafia favorite negli affidamenti, anomalie nella gestione dei parcheggi pubblici e del settore socio-assistenziale. È un sistema di potere distorto e pervasivo quello che emerge dalla relazione del ministero dell’Interno, firmata dal presidente della Repubblica, che ha decretato lo scioglimento del consiglio comunale di Caserta per infiltrazioni mafiose. Un provvedimento atteso, anche dallo stesso ex sindaco Carlo Marino (nella foto) – intenzionato a presentare ricorso al Tar – e che ieri è stato recapitato a tutti gli ormai ex consiglieri.
Il documento, frutto del lavoro della Commissione d’indagine e delle relazioni della Prefettura di Caserta, supportate da informative delle forze dell’ordine, ricostruisce una serie di gravi criticità che hanno interessato le ultime due consiliature, dal 2016 fino allo scioglimento.

I voti degli uomini dei clan
Uno dei punti chiave della relazione è il sostegno elettorale, in occasione delle amministrative del 3 e 4 ottobre 2021, garantito – secondo le indagini – a un ex vicesindaco e a un ex assessore comunale, poi rimossi. A fornirlo sarebbero stati imprenditori e soggetti ritenuti vicini ai clan camorristici locali. In cambio, i candidati avrebbero promesso futuri appalti. Alcuni funzionari comunali, a loro volta, avrebbero ottenuto vantaggi per facilitare gli affidamenti irregolari. Tra gli appalti finiti sotto la lente, lavori di manutenzione a edifici comunali, comprese La presunta ingerenza mafiosa nella campagna elettorale era emersa nel corso di un’inchiesta volta a contrastare lo spaccio di droga. L’episodio fu in prima battuta stralciato presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere che, ravvisando ancora componenti mafiose attive, trasmise gli atti alla Dda. Quest’ultima, tuttavia, derubricò l’ipotesi di reato da scambio elettorale politico-mafioso a semplice corruzione elettorale, restituendo l’inchiesta ai magistrati sammaritani

Appalti e white list: la ditta “ripulita” solo di facciata
Nel mirino anche una gara per la messa in sicurezza di un collegamento viario cittadino (tra via Volta e via Carcas). L’impresa vincitrice, inizialmente presente nelle white list della prefettura, durante l’esecuzione dei lavori ha effettuato una variazione societaria, mai comunicata né alla prefettura né alla stazione appaltante. La modifica ha portato all’ingresso, come unico titolare, di un soggetto ritenuto vicino alla criminalità organizzata. Una negligenza che ha permesso alla ditta – poi cancellata dagli elenchi prefettizi – di continuare a lavorare per il Comune.

Rifiuti e camorra: appalti preconfezionati
Un altro fronte riguarda l’affidamento del servizio integrato dei rifiuti urbani. A vincere fu un’associazione temporanea di imprese (Ati) di cui faceva parte una società riconducibile a un imprenditore considerato “contiguo alla criminalità organizzata”. Secondo gli investigatori, l’imprenditore avrebbe messo in piedi un sistema collusivo finalizzato a ottenere appalti attraverso gare truccate in vari comuni delle province di Napoli e Caserta. Proprio su questa vicenda è oggetto di un procedimento penale, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha portato all’arresto, nel dicembre 2021, dell’imprenditore e di alcuni ex funzionari comunali (misure poi revocate). L’uomo d’affari in questione è Carlo Savoia, ma l’indagine lo ha portato a processo non per reati di mafia, ma solo per una serie di turbative d’asta relative a svariate gare per l’igiene urbana (e in una di queste ipotizzate turbative è coinvolto Marino).

Il business del terzo settore
L’organo ispettivo ha acceso i riflettori, inoltre, sul settore socio-assistenziale, dove sono stati favoriti soggetti ed enti vicini alla criminalità casertana. L’affidamento di servizi è avvenuto spesso tramite procedure dirette e proroghe non in linea con la normativa. In particolare, risulta coinvolta una cooperativa a cui è stato affidato un piano di zona nonostante risultassero già elementi informativi circa le infiltrazioni mafiose. La ditta è stata oggetto di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Salerno nel maggio 2023. Nell’ambito penale legato a questo filone, risulta indagato anche un ex assessore comunale per il reato di concussione.

Parcheggi pubblici e “oligopolio” criminale
Infine, uno dei capitoli più emblematici: la gestione dei parcheggi pubblici. Le indagini hanno evidenziato come questi fossero finiti nelle mani di società riconducibili a una famiglia di imprenditori legata a esponenti apicali della camorra locale. La gestione è avvenuta per anni in un quasi “regime di oligopolio”, violando il principio di rotazione tra operatori economici. Emblematico il caso di una società che ha ottenuto l’affidamento di un parcheggio strategico nonostante fosse risultata inattiva tra il 2019 e il 2023, senza alcun fatturato. Eppure fu ammessa alla gara, che prevedeva investimenti per oltre 1,5 milioni di euro.
Irregolarità, dice la relazione, sono emerse anche nell’affidamento di un’altra area di sosta, sia nella selezione dell’operatore proponente sia nell’esecuzione contrattuale. Nel documento è riportata anche la vicenda del parcheggio di via San Carlo, che ruota intorno alle ipotizzate mazzette che Michele Patrizio Sagliocchi, imprenditore ritenuto dalla Dda legato al clan Zagaria, avrebbe distribuito al dirigente Francesco Biondi e ad altri tecnici per ottenere i permessi necessari alla realizzazione della struttura. Per questa vicenda sono a processo, con l’accusa di corruzione aggravata dal metodo mafioso, lo stesso Sagliocchi e Biondi

Un sistema orientato a eludere la legalità
Secondo la relazione, questi elementi dimostrano come l’intera struttura politico-amministrativa fosse “costantemente orientata ad eludere i principi di legalità, trasparenza, imparzialità e correttezza”. Un quadro aggravato dai “collegamenti, diretti o indiretti”, tra alcuni amministratori e la criminalità organizzata.
Le conclusioni della relazione del Viminale parlano chiaro: sussistono “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra componenti dell’amministrazione locale ed esponenti della criminalità mafiosa”.
Una tesi che non convince l’ex sindaco Marino che, come già emerso nei giorni scorsi, presenterà ricorso al Tar.

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