Da politico a paciere dei clan in carcere: Ferraro mediatore tra Casalesi e Polverino

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Maurizio Capoluongo, Nicol Ferraro 'Fucone' e Michele Santonastaso

CASAL DI PRINCIPE – Meditare sugli errori commessi, avviare un percorso di rieducazione e di reinserimento sociale, perché una volta scontata la pena (per concorso esterno in associazione mafiosa), avrebbe potuto (dovuto) riprendersi in mano la propria vita. E invece, il tempo che Nicola Ferraro, detto ‘Fucone’, ha passato in carcere pare gli sia servito a tutt’altro: è stato una palestra criminale. Stando a quanto egli stesso ha raccontato ad amici e affiliati al clan dei Casalesi (ignaro di essere intercettato dai carabinieri), la detenzione, per lui, è stata un percorso di rafforzamento malavitoso. ‘Fucone’ era entrato in prigione come colletto bianco della cosca Schiavone e ne sarebbe uscito come uno degli uomini di vertice del gruppo.
Tra le prove mafiose da lui affrontate in carcere c’è stato l’essersi trovato in mezzo a uno scontro tra suoi ‘paesani’, cioè soggetti legati ai Casalesi e persone del clan Polverino. Se i militari dell’Arma ne sono venuti a conoscenza, è perché Ferraro racconta questa storia nel 2021 a Maurizio Capoluongo, figura di spicco del clan dei Casalesi, già condannato per mafia (era stato accusato anche dell’omicidio di Ciro Nuvoletta, ma da questa accusa è stato poi assolto).
‘Fucone’ va a trovare Capoluongo, che da poco era stato scarcerato, presso la sua casa a San Cipriano d’Aversa. Grazie al trojan che era stato inoculato sul cellulare proprio di Capoluongo, i carabinieri ascoltano la loro chiacchierata. Ferraro racconta dei suoi primi anni trascorsi a Rebibbia e poi del trasferimento a Tolmezzo, dove incontrò un altro pezzo da novanta dei Casalesi detenuto, ovvero Mario Iovine, alias ‘Rififì’.
Grazie a quella che Ferraro definisce la sua “diplomazia”, aiutato anche da un “po’ di fortuna”, si sarebbe fatto da mediatore e avrebbe contribuito a mantenere gli equilibri. E, alla fine di questa intricata vicenda, egli stesso sarebbe diventato, in carcere, ha raccontato a Capoluongo, una figura di riferimento per gli ergastolani: “Quelli venivano tutti quanti da me”.
Insomma, la prigione lo mise alle prese con uno scontro tra cosche, e Ferraro, con un passato da consigliere regionale, sarebbe stato in grado di ricomporre queste tensioni.
‘Fucone’, originario di Casal di Principe, ma residente ad Arienzo, ha fatto riferimento a questa stessa storia due anni dopo, precisamente il 29 luglio 2023, mentre si trovava in auto con due avvocati, uno dei quali già noto alle cronache: si tratta di Michele Santonastaso (alle prese con un processo dove è accusato di concorso esterno al clan dei Casalesi). “Appena arrivati a Tolmezzo mi trovai in una guerra tra i paesani miei e ‘Polverino’”, disse. E ribadì il concetto che, grazie a “diplomazia e fortuna”, riuscì a evitare lo scontro.
Questi trascorsi, secondo gli investigatori, hanno contribuito, una volta che Ferraro era tornato in libertà, ad accrescere il suo peso mafioso. Un peso che poi avrebbe sfruttato quando ha deciso di rituffarsi negli affari.
Le conversazioni tra ‘Fucone’ e Capoluongo e quella con Santonastaso, intercettate dai militari del Nucleo investigativo di Caserta, sono state inserite dai pm della Dda, Maurizio Giordano e Vincenzo Ranieri, nell’inchiesta incentrata proprio su Ferraro, accusato di aver messo in piedi un sistema criminale grazie al quale, facendo leva sulla propria forza malavitosa, sugli agganci politici e su un giro di mazzette, sarebbe riuscito a infiltrare ditte amiche negli appalti pubblici.
Per tale vicenda, i magistrati hanno chiesto l’arresto di ‘Fucone’ con l’accusa di associazione mafiosa. Complessivamente, sono state proposte 33 misure cautelari.
E ieri, per alcuni dei destinatari di questa richiesta, sono iniziati gli interrogatori preventivi disposti dal gip del Tribunale di Napoli, che sta valutando l’eventuale emissione dei provvedimenti restrittivi.
Ferraro e gli altri indagati sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Capoluongo, Santonastaso e Iovine sono estranei all’inchiesta che ha portato la Dda a chiedere la misura cautelare in prigione per ‘Fucone’.

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