CARDITO – Un nuovo e significativo colpo alla criminalità organizzata nell’area nord di Napoli è stato inferto con l’arresto di sedici persone, ritenute appartenere al clan Ullero, capeggiato dallo storico boss Francesco Ullero detto cul ‘e stoppa, attivo nel comune di Cardito e nelle zone limitrofe. L’operazione, condotta dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Casoria e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e si è conclusa con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura partenopea. I sedici arrestati sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione ai danni di esercizi commerciali e privati cittadini, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione e porto di armi clandestine.
Tutti i reati contestati sono aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare e rafforzare il potere del gruppo camorristico che da anni opera incontrastato nel territorio di Cardito e dei comuni limitrofi. Le indagini, dirette dalla Procura di Napoli, hanno ricostruito una fitta rete di attività illecite messe in campo dal clan, in cui il controllo del territorio si traduceva in un vero e proprio racket totale basato sulle estorsioni ai danni di commercianti e privati cittadini. Migliaia di euro per continuare a lavorare. Parallelamente, il gruppo gestiva un articolato traffico di sostanze stupefacenti, rifornendo diverse piazze di spaccio nella zona con ingenti quantitativi di droga. Un aspetto particolarmente inquietante emerso dalle indagini riguarda le modalità violente con cui il clan imponeva il proprio potere e “metteva in
riga” chi si opponeva. Le spedizioni punitive non erano rari episodi isolati, ma azioni sistematiche, spesso messe in atto in luoghi pubblici come strade e bar, con l’obiettivo di terrorizzare le vittime e scoraggiare qualsiasi forma di ribellione o denuncia.
Tra i protagonisti di queste violenze spiccano i nomi di Rocco Chianese e Vincenzo Avverso, quest’ultimo arrestato nel novembre 2021 e utilizzato come “picchiatore” per eseguire gli ordini del clan. In una intercettazione tele- fonica risalente al 19 novembre 2021, Chianese
ordina ad Avverso di aggredire un uomo in strada, raccomandandogli di mascherarsi per non essere riconosciuto. Anche se quell’aggressione non si concretizzò, due giorni dopo fu impartito un altro ordine di violenza nei confronti di un meccanico, con la chiara minaccia di “smantellarlo” se avesse parlato. Il clan Ullero avrebbe imposto per anni una stretta di ferro sul territorio, alimentando un clima di
terrore che ha limitato le possibilità di resistenza da parte delle vittime e dei cittadini. L’omertà, spesso conseguenza della paura di ritorsioni, ha permesso al gruppo di mantenere il controllo su molte attività commerciali e di continuare indisturbato il traffico di droga e il possesso illegale di armi.
L’ordinanza eseguita ieri ha colpito Francesco Ullero, Rocco Chianese, Giuseppe De Simone, Carmine Polito, Giovanni Cipolletti, Carlo
Ullero, Enzo Mele, Vincenzo Avverso, Luigi Tornatelli, Domenico Iavarone, Dario Capasso, Antonietta Capasso, Antimo Ronga, Nicola
Barra, Antonietta Capasso e Gaetano Cimmino. I provvedimenti eseguiti sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delta stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva. Nel collegio difensivo, tra gli altri, l’avvocato Nello Sgambato.