Da Mondragone all’Asl di Caserta: gli appalti ottenuti dalla Gld dei Diana

La ditta colpita da interdittiva antimafia per i presunti legami con soggetti vicini al clan Zagaria

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Giacomo, Luigi e Luca Diana

S. CIPRIANO D’AVERSA – Il suo quartier generale, oggi, è a Formia, ma le radici son ben piantate nell’Agro aversano: parliamo della Gld, la società amministrata da Giacomo Diana, 76enne sanciprianese. La ditta, lo scorso giugno, è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia, emessa dalla Prefettura di Latina, guidata da Vittoria Ciaramella: a far scattare il provvedimento sono stati proprio i forti legami con Terra di Lavoro.

Gli appalti nel casertano

Se il Lazio è diventato, nel tempo, la sua principale base operativa, la Gld non ha affatto dimenticato la Campania, continuando a ottenere appalti su appalti nel territorio casertano. Ha eseguito, ad esempio, lavori al campo sportivo ‘Giuseppe Conte’ di Mondragone: l’aggiudicazione di questo intervento – da circa 687mila euro e datata 2021 – venne contestata (ma senza conseguenze) da una delle partecipanti – perdenti – alla procedura (la Infratech), che inoltrò una nota all’amministrazione comunale – al tempo diretta da Virgilio Pacifico – e all’Anac, sostenendo vi fossero irregolarità nella selezione.
Più recente, invece, è l’appalto che la Gld si è aggiudicato nel settore della sanità pubblica: una gara bandita dall’Asl di Caserta e vinta lo scorso 9 maggio. In cosa consisteva? Eseguire l’adeguamento antincendio dell’ospedale di comunità di Teano. La ditta di Diana lo ha ottenuto con un ribasso del 35% (che ha fatto scendere l’importo contrattuale – di oltre mezzo milione – a circa 383mila euro). Si tratta, è bene precisarlo, di lavori assegnati alla società del sanciprianese prima dell’emissione dell’interdittiva.

Il genero

La Gld non ha operato sempre in solitaria: in alcuni casi ha ottenuto lavori stringendo intese con altre società, come quello per la costruzione di un asilo nido nel Comune di Fiumicino (ottobre 2024): ha intercettato quest’opera come componente di una rete temporanea di imprese, tra cui figura anche la 3D Ingegneria e Costruzioni.
Proprio l’amministratore di quest’ultima ditta (che non ha ricevuto alcuna interdettiva), Luca Diana, ha un paragrafetto a lui dedicato nell’interdittiva antimafia. Il motivo? È il genero di Giacomo Diana. Con un passato politico vicino a Forza Italia – è stato anche amministratore comunale a San Cipriano – nel 2021 venne coinvolto in un’indagine della Dda di Napoli con l’accusa di aver turbato – con l’aggravante mafiosa – una gara nel 2009. Oggetto della procedura erano lavori da realizzare a Capua, che secondo l’accusa avrebbe ottenuto per i suoi legami con Francesco Zagaria, alias Ciccio ’e Brezza, esponente del clan dei Casalesi e collaboratore di giustizia dal 2019. In merito a questa vicenda, Luca Diana non ha avuto alcuna conseguenza giudiziaria: l’aggravante mafiosa è stata esclusa dal tribunale partenopeo e il reato è risultato prescritto.

Tornando alla Gld, secondo gli investigatori un ruolo rilevante all’interno della società lo ricopriva Luigi Diana, figlio di Giacomo, responsabile tecnico fino all’agosto 2023, ovvero fino alla perquisizione subita nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Roma. L’indagine mirava a chiarire chi avesse provato ad uccidere Gustavo Bardellino nella concessionaria Buonerba. L’agguato avvenne nel febbraio 2022: inizialmente furono indagati proprio Luigi Diana e Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti (figlia del boss ergastolano Francesco). La Dda ha però – recentemente – chiesto l’archiviazione per la posizione di Luigi Diana.

I dipendenti ‘scomodi’

Il figlio di Giacomo compare nell’interdittiva antimafia anche perché, secondo quanto documentato dalle forze dell’ordine, in diversi controlli è stato sorpreso in compagnia di soggetti vicini alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi.
Tra i dipendenti della Gld figura anche Francesco Nobis, alias ’o nir, cugino di Salvatore Nobis, detto Scintilla, braccio destro di Michele Zagaria. ’O nir è stato condannato per favoreggiamento al boss: secondo i giudici avrebbe realizzato uno dei bunker utilizzati durante la latitanza.

L’origine della ditta

Nel provvedimento emesso dalla Prefettura emerge anche un altro dettaglio: l’origine della Gld. Le sue quote vennero acquistate da Giacomo e Luigi Diana dalla società Plus, amministrata dai figli di Rodolfo Statuto, imprenditore condannato nel processo Spartacus – il primo a colpire in maniera organica il clan dei Casalesi.
Dal 2016 al 2019, Gld ha inoltre fatto parte del consorzio Cosap, interdetto dalla Prefettura di Napoli nel 2018. Altri rapporti societari sotto la lente degli investigatori sono quelli avuti con la MaDa, di cui Giacomo Diana deteneva quote tra il 2001 e il 2008.

Nella MaDa risultavano coinvolti anche Giovanni e Giuseppe Mastrominico, entrambi sanciprianesi e indagati in passato dalla Dda con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma assolti dopo un lungo processo.
Quando Giacomo Diana è stato chiamato a controbattere ai rilievi della Prefettura circa le possibili infiltrazioni mafiose nella sua ditta, ha precisato che i rapporti con i Mastrominico terminarono con la cessione delle quote della MaDa, di non essere a conoscenza dei precedenti penali di alcuni dipendenti della Gld, e che la gestione operativa dell’azienda era affidata principalmente al figlio Luigi.

La decisione del Tar

Contro l’interdittiva, Giacomo Diana, con l’avvocato Mario Caliendo, ha presentato ricorso al Tar. Saranno i giudici amministrativi a valutare se esistano o meno elementi tali da far ritenere la società a rischio infiltrazione mafiosa. Il Tribunale, in realtà, in parte, si è già espresso: il presidente Donatella Scala della prima sezione del Tar Lazio ha accolto- parzialmente – la richiesta della società, che aveva impugnato l’informativa antimafia, che ne bloccava di fatto la possibilità di partecipare e svolgere appalti pubblici. Tra i motivi del ricorso, la Gld Costruzioni contestava l’annullamento in autotutela da parte dell’Asl di Caserta dell’aggiudicazione dell’appalto a Teano, così come la risoluzione del contratto con il Comune di Viadana per lavori di efficientamento energetico, entrambe conseguenze dirette dell’interdittiva.
Il Tar ha ritenuto necessario sospendere l’efficacia del provvedimento prefettizio “solo con riguardo ai rapporti già in essere tra la società ricorrente e l’Asl di Caserta e il Comune di Viadana”, fino alla camera di consiglio collegiale fissata per il prossimo 10 settembre, data in cui si deciderà nel merito dell’interdittiva. Nel frattempo, ha ordinato anche alla Prefettura di Latina di depositare entro 15 giorni la documentazione relativa al procedimento antimafia. Si tratta di un passaggio istruttorio fondamentale per valutare nel merito la vicenda, che riguarda anche la risoluzione di appalti pubblici in Campania.

In attesa che il Tar, a settembre, si erpimerà, il fatto che la Prefettura, però, abbia disposto un provvedimento simile, innescato da attività investigative, rappresenta inevitabilmente un campanello d’allarme che sembra essere stato ignorato per troppo tempo. Quale? Quello che racconta di una sempre più costante presenza di soggetti direttamente o indirettamente legati alla mafia casertana intenti a fare business nel Basso Lazio.

Per quanto riguarda i risvolti penali, allo stato attuale – al netto dell’indagine che ha interessato Luigi Diana e che risulta in via di archiviazione – né Giacomo Diana né il genero risultano indagati per reati di stampo mafioso.

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