CASAL DI PRINCIPE -Collaborazioni con la giustizia riuscite, pentimenti falliti. Da un lato, chi ha scelto di andare via dall’Agro aversano; dall’altro, chi ha voluto restare, rimanendo ancorato alle logiche mafiose. È una famiglia divisa, quella di Francesco Schiavone ‘Sandokan’. Una famiglia fiaccata da provvedimenti giudiziari, in conflitto perché chi la compone, ormai, ha visioni di vita non più univoche. Un caos che sfocia in nuove pulsioni criminali e scontri interni.
Pulsioni criminali come quella che avrebbe spinto Ivanhoe Schiavone a decidere di mettere sul mercato, per fare cassa, un terreno che il padre, Francesco Sandokan – al 41 bis dal 1998 – aveva comprato e intestato a dei prestanome. E litigi, come quello sorto tra Emanuele Libero, il più piccolo dei maschi di casa Sandokan, e lo zio Antonio. Un litigio emerso grazie a conversazioni intercettate e a dichiarazioni rese dalla parte della famiglia che sta collaborando con lo Stato.
Perché, per i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, questa diatriba interna alla famiglia Sandokan è importante? Perché spiega quanto ancora ci sia da fare, dal punto di vista delle inchieste, sulle proprietà riconducibili al capoclan, ma che sono schermate e protette dalla loro intestazione a prestanome.
A parlare del litigio ai magistrati della Dda è stato Nicola Schiavone, collaboratore di giustizia dal 2018 e fratello maggiore di Emanuele. Il pentito aveva saputo queste informazioni dai colloqui con la madre. Ha riferito che il fratello, prima del suo ultimo arresto – avvenuto a giugno dell’anno scorso – aveva provato a chiedere denaro allo zio Antonio e anche la possibilità di lavorare nella sua azienda agricola. Ma il fratello di Sandokan – dice Nicola Schiavone – rispose picche.
Le figlie di Antonio, successivamente, andarono a trovare Emanuele e questi, stando al racconto del pentito, le allontanò, rinfacciando loro il comportamento del padre. E in quella circostanza – veniamo a ciò che interessa agli investigatori e ai magistrati – Emanuele Libero fece presente alle cugine che lo zio Antonio stava lavorando non solo su terreni del nonno, ma anche su aree riconducibili proprio al padre, Francesco Sandokan.
Di questo litigio sono state chieste informazioni anche a Giuseppina Nappa, ex moglie di Sandokan. E lei ha confermato quanto riferito da Nicola. Ha ribadito che il figlio aveva chiesto denaro e lavoro al cognato, Antonio Schiavone, ma questi aveva rifiutato temendo che, prendendolo con sé, avrebbe attirato maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine. E la stoccata di Emanuele sui terreni lavorati dallo zio, secondo la Nappa, era un riferimento “generale” a tutte le proprietà riconducibili a Sandokan ma formalmente intestate ad altri. La donna ha tenuto a specificare che Emanuele non si riferiva solo ai terreni, ma anche ad altri beni.
Insomma, tutto andrebbe nella direzione di un pensiero che si fa sempre più solido: mentre il capoclan è in cella, le sue ricchezze – il suo tesoro – sono ancora vivi e camminano sulle gambe di soggetti che si sono prestati a intestarsele. E ci sarebbe ancora chi, nella famiglia Schiavone, direttamente o indirettamente, ne beneficia. Una riflessione, tutta ancora da dimostrare, che sicuramente sarà all’attenzione della Dda.
Intanto il lavoro finora svolto dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta – proprio sul fronte patrimoniale – ha già portato a casa – mercoledì scorso – un discreto risultato: il sequestro dei 13 ettari di terreno ritenuti riconducibili a Sandokan, da oltre 30 anni intestati prima a Romolo Corvino, poi ai suoi figli e infine venduti – dice l’accusa – su input di Ivanhoe Schiavone, per rimpinguare le casse di famiglia.
A comprare quei 13 ettari nel 2021 è stata la ‘San Luca di Camillo Natale’, società agricola successivamente passata nelle mani di Mario Natale, con soci i suoi figli Enrico Maria (oggi assessore comunale) e Gianluca.
L’indagine su questi terreni ha fatto scattare l’arresto di Ivanhoe Schiavone e di Pasquale Corvino (il presunto prestanome), con le accuse di riciclaggio, autoriciclaggio e estorsione. I Natale (che hanno acquistato i terreni) e Antonio Schiavone non risultano tra gli indagati. I destinatari del provvedimento cautelare sono da considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
Colpo al tesoro degli Schiavone: arrestati Ivanhoe e Corvino. Smascherata la…
Vendere subito tutte le proprietà per recuperare il denaro: la strategia…
Fermato l’ultimo erede del padrino: Ivanhoe l’unico della famiglia a vivere…
© RIPRODUZIONE RISERVATA