A inizio aprile il blitz: Antonio Fusco (nella foto), detto ‘Lupin’, imprenditore, accusato di associazione mafiosa, venne arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa. Dopo quasi tre settimane, il Riesame confermò la misura cautelare emessa dall’ufficio gip del Tribunale di Napoli, ma ieri è arrivata la decisione della Cassazione di annullare l’ordinanza, rinviando gli atti a una nuova sezione del Tribunale della libertà. Insomma, la difesa dell’uomo d’affari, rappresentata dall’avvocato Ferdinando Letizia, è riuscita ad aprire uno spiraglio nel destino cautelare che, al momento, lo vede in cella. Fusco, secondo la tesi dei militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, avrebbe avuto un ruolo importante nella cosca Bidognetti. A detta degli inquirenti partenopei, sarebbe stato un riferimento del clan per il finanziamento delle sue casse, attuando anche iniziative economiche con esponenti mafiosi, quali Vincenzo D’Angelo, genero del capocosca Francesco Bidognetti, e Antonio Lanza, ex capozona di Lusciano (entrambi ora collaboratori di giustizia).
L’indagine dei carabinieri sostiene che Fusco, sfruttando la forza dei Bidognetti, sarebbe riuscito a comprare numerosi immobili sul litorale che erano stati messi all’asta giudiziaria. Tra questi, ha riferito D’Angelo, detto Biscottino, ci sono i locali adiacenti al pub Portoricano al Villaggio Coppola, usati in origine come rimessaggio di barche e poi trasformati da Fusco in un deposito per una delle sue attività. Cosa avrebbe fatto il clan? Sarebbe intervenuto affinché nessun altro partecipasse all’asta, in modo tale da consentire a Fusco, o a chi da lui delegato, di ottenere facilmente la proprietà. D’Angelo ha riferito che, in occasione dell’acquisto di questo immobile, sarebbe intervenuto presso un altro imprenditore castellano, titolare di un’attività in zona, pure interessato a comprarlo.
Immobili a parte, Fusco – secondo l’Antimafia – si era attivato, su input di un altro soggetto legato, a detta degli investigatori, ai Casalesi, anche per ospitare su una proprietà a lui riconducibile, un McDonald’s, ma l’operazione non andò in porto. All’occorrenza, avrebbe inoltre garantito lavoro a soggetti indicati dal clan e fornito denaro alla famiglia Bidognetti.
Accuse pesanti, che ora il Riesame dovrà rivalutare ai fini della custodia cautelare, seguendo le indicazioni fornite dalla Cassazione. Al momento Fusco si trova recluso nel carcere di Siracusa. Una volta che saranno rese note le motivazioni della Suprema corte, i giudici di Napoli esamineranno se ci sono le condizioni per tenere o meno l’imprenditore in prigione in attesa del processo.
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