“Pressioni sul rettore per l’appalto alla Parthenope”: Garofalo si vantava dei suoi amici influenti

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Antonio Garofalo e l'università Parthenope

NAPOLI – Il rettore dell’università Parthenope antonio Garofalo, indagato per turbativa d’asta (inizialmente la procura aveva contestato l’accusa di corruzione) nell’ambito dell’inchiesta del tribunale di Napoli sugli appalti truccati, è stato sospeso dall’incarico per un anno per “il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di reati della stessa specie di quella per cui si procede”. Lo si legge nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Foro partenopeo Nicola Marrone. Secondo il magistrato, il Magnifico ha “gestito su evidente sollecitazione esterna la modifica del bando di gara” per il settore delle pulizie e della vigilanza, assegnato prima alla Romeo Gestioni spa e poi alla Dussmann Service spa, “pur nella assenza di elementi di prova che possano consentire di ritenere che tale condotta sia stata realizzata in cambio di una contropartita in denaro”.

Il giudice non ritiene che l’offerta del breve soggiorno a Mykonos possa effettivamente rappresentare, in uno schema corruttivo, il compenso per l’affidamento di un appalto del valore di 3 milioni di euro. Tuttavia, ci sono gravi indizi di un attentato alla regolarità della procedura di gara da parte di “un esponente apicale della pubblica amministrazione a ciò indotto dall’intervento dei soggetti che rappresentavano gli interessi della impresa beneficiaria”.

Garofalo, scrive ancora il gip, “ha mostrato un profilo di scarsa sensibilità istituzionale laddove nel dialogare con l’intermediario dei corruttori, dei cui servigi comunque si serviva, non si asteneva dall’esternare amicizie in campo istituzionale per dispensare favori al suo
amico ed interlocutore. Ma il problema non è di natura etica bensì strettamente connesso al pericolo concreto ed attuale che permanendo nell’incarico istituzionale l’indagato possa reiterare condotte che favoriscano interessi privati in modo illecito”.

Va quindi applicata una misura che impedisca il rinnovarsi di queste pratiche e, “più che una misura coercitiva quale quella del divieto di dimora a Napoli richiesta dal pm che gli impedirebbe soltanto fisicamente di presidiare il suo incarico, appare opportuna una misura di carattere interdittivo che per la durata di almeno 12 mesi gli impedisca l’esercizio di un pubblico ufficio”. Una misura “proporzionata alla gravità dei fatti a lui contestati e ed alla pena che si ritiene possa essere irrogata, escludendosi allo stato che l’indagato possa fruire della sospensione condizionale della pena”.

Sarebbe stato Massimo Cirillo ad avere contatti con Garofalo, essendo stato dall’Università bandito l’appalto per il servizio triennale
delle pulizie dei locali. Mauro Marchese si sarebbe rivolto a Paolo Onofrio perché cercasse un contatto col rettore per indurlo a revocare
l’appalto e ad aderire all’accordo quadro per il facility Management (una convenzione per offrire prontamente alle pubbliche amministrazioni una serie di servizi da eseguire nei locali pubblici) di cui risultavano aggiudicatari sia la Romeo che la Dussmann. A giugno 2023 la Parthenope aderiva all’accordo quadro. includendo tra i vari servizi richiesti anche quello del portierato e della vigilanza ai locali universitari. Per effetto di questa voce contrattuale, l’assegnazione dell’appalto sarebbe stata a beneficio della Romeo. A questo punto, Onofrio si metteva in contatto con Cirillo, il quale interveniva su Garofalo, con cui aveva un solido rapporto di amicizia, e su di un altro pubblico ufficiale (allo stato non ancora identificato).

Il tutto per indurlo o a correggere la proposta contrattuale, escludendo il servizio di portierato, così da determinare automaticamente l’assegnazione dell’appalto (di circa quattro milioni di euro) in favore della Dussmann. Affidato l’appalto. Cirillo corrispondeva 30.000
euro ad un ignoto pubblico ufficiale dell’Università ed a Garofalo, come corrispettivo per la condotta realizzata, un soggiorno settimanale
a Mykonos, da considerarsi utilità a fronte dell’atto contrario ai suoi doveri di ufficio (consistiti nei doveri di imparzialità proprio dei funzionari della pubblica amministrazione). La polizia giudiziaria ha analizzato i messaggi scambiati 1’8 giugno 2023 fra Onofrio e Cirillo, conservati sul telefono sequestrato al primo in occasione della perquisizione del 4 ottobre 2023. I messaggi sono chiari perché Onofrio definisce la situazione “un casino” e la attribuisce al fatto che “questo direttore dell’agenzia è un coglione” lasciando chiaramente ipotizzare che l’errore nella procedura era stata determinata dalla incapacità di quest’ultimo che deve evidentemente identificarsi in Ruocco, direttore generale
dell’università che, pur non indagato, avrà parte attiva nella successiva decisione di eliminare il servizio di vigilanza dall’appalto. Interrogato sul punto Cirillo, che ha dichiarato di aver millantato la sua capacità di intervento, ha affermato di non conoscere il direttore generale e che la sua unica conoscenza all’interno della Università era quella del rettore Garofalo.

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