Estorsioni in nome del clan dei Casalesi, a processo Alessandro Mezzero e Diana

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Alessandro Mezzero e Giovanni Diana

CASAPESENNA – Voleva- no il processo breve: Alessandro Mezzero, nipote del boss Antonio, e Giovanni Diana, cognato di Salvatore Nobis detto Scintilla (uomo di fiducia di Michele Zagari), erano intenzionati a evitare il dibattimento ed essere giudicati rapidamente, ma avendo la possibilità di interrogare in aula quelle che per la Dda sono le ‘persone offese’ dalle loro condotte. Dopo il primo no alla loro richiesta, disposto dal Tribunale di Napoli, ieri, nel corso di quella che sarebbe dovuta essere la prima udienza dibattimentale dinanzi ai giudici di Santa Maria Capua Vetere, i due imputati hanno avuto ragione. I loro legali, Ange- lo Raucci e Paolo Caterino, hanno reiterato la richiesta di abbreviato condizionato e, stavolta, è stata accolta. Ai due, che ora si trovano cautelarmente in carcere, la Direzione distrettuale antimafia contesta il reato di associazione mafiosa.

L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, ha ricostruito come il boss Antonio Mezzero (nella foto), originario di Brezza, tornato in libertà nel 2022 dopo una detenzione di quasi 25 anni, si fosse rimesso in moto per tuffarsi nuovamente nelle azioni mafiose e riprendendo contatti con altri pezzi da novanta del clan dei Casalesi. Il nipote e Giovanni Diana sarebbero stati tra i suoi collaboratori in questa ipotizzata scalata criminale. Ad Alessandro Mezzero, il pm Vincenzo Ranieri, titolare dell’inchiesta, contestata
una tentata estorsione ai danni di un gestore di una bisca clandestina attiva a Curti e di un imprenditore edile di San Prisco. Giovanni Diana, in base a quanto ricostruito dagli investigatori, era il referente del clan dei Casalesi su Sant’Andrea del Pizzone e avrebbe partecipato a un’estorsione relativa a una compravendita di un capannone in località Torello (zona di Francolise).

Questa richiesta di pizzo avrebbe anche generato tensioni interne al clan, poiché più affiliati avevano messo gli occhi sul business con la speranza di ricavarne una quota. L’inchiesta sul boss Antonio Mezzero, lo scorso ottobre, ha fatto scattare 14 misure cautelari. Un’attività investigativa che si è già diramata in due filoni processuali: quello composto da chi ha subito chiesto l’abbreviato – tra cui lo stesso padrino di Brezza, ora trasferitosi a Santa Maria Capua Vetere – e l’altro con imputati Alessandro Mezzero e Giovanni Diana. A breve, però, dovrebbe attivarsene un terzo, quello che riguarderà gli indagati a piede libero: tra loro anche Carmine Zagaria, fratello del capoclan Michele.

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