Pino Daniele e il Karaoke televisivo

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In una piazza che fu simbolo di riscatto e cultura, tra passerelle e format svuotati, si consuma l’ennesimo tradimento della memoria. Ma il problema è più profondo: abbiamo smarrito il coraggio di pensare.

In questi giorni sto leggendo accorati articoli nei quali si critica apertamente il format utilizzato in un programma televisivo, nel quale una passerella di cantanti ha “intonato” alcune canzoni scritte da Pino Daniele, in una piazza napoletana.

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Capisco le critiche e le condivido, ma credo sia doverosa una piccola riflessione.

La televisione in Italia, negli ultimi quarant’anni, ha smarrito progressivamente la sua funzione didattica e divulgativa. Si è trasformata in un mezzo sempre più al servizio della politica, nel quale l’intrattenimento, sempre più “leggero”, ha sostituito scelte di ben altro spessore.

Sono lontani i tempi in cui intellettuali come Pasolini, Umberto Eco, Enzo Biagi, Andrea Camilleri, Luciano Berio o Sergio Zavoli contribuivano con la loro voce autorevole alla costruzione di una televisione che non si limitava a intrattenere, ma educava, provocava e faceva pensare.

Oggi, invece, assistiamo a celebrazioni svuotate di senso, dove l’omaggio a un artista, si riduce a una sfilata di voci, spesso lontane dalla sua poetica.

Non si tratta di nostalgia, ma di una constatazione: la televisione ha smarrito il coraggio di osare, di affidarsi a chi sa raccontare.

La TV parla a una fetta sempre più ridotta della popolazione e rappresenta gusti sempre più “facilitanti e semplificati”, imposti dal marketing e dalle corporazioni nei palinsesti.

Per concludere, la piazza in cui si è tenuta la diretta televisiva è oggi il lontano ricordo di uno spazio che venne rivendicato da un’azione sociale e artistica il 19 settembre 1981.

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