JAZZ 365 RITRATTI – Slam Stewart: il contrabbassista che cantava con l’arco

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Slam Stewart e il bebop

Una quarantina di anni fa per il mio compleanno mi regalai un disco: “Dizzy Gillespie and His All Stars “. Si aprì un mondo nuovo, consumai quel disco imparandone a memoria quasi tutti gli assoli, compreso quello di contrabbasso nel brano Groovin’ High, suonato con archetto e voce eseguito da un musicista incredibile che si chiama Slam Stewart.

Il brano

Groovin’ High, è costruito come contrafact sul giro armonico di Whispering (brano popolare del 1920), il pezzo ne mantiene la progressione di accordi ma ne sovrappone una nuova linea melodica, serrata e frastagliata, tipica della scrittura di Gillespie.

L’esecuzione si apre con l’esposizione del tema, suonato all’unisono da tromba e sax alto, soluzione che diventerà marchio di fabbrica del bebop: il timbro squillante della tromba di Gillespie e quello tagliente del sax di Parker corrono paralleli, creando un effetto di compattezza e urgenza espressiva. Subito dopo si aprono gli spazi solistici: Parker entra con frasi rapide, dense di cromatismi e anticipazioni ritmiche.

L’assolo di Slam Stewart in Groovin’ High (1945)

Al termine del solo di Bird arriva quello di contrabbasso di Slam Stewart, che emerge come un momento distintivo nel brano. Stewart, noto per la sua tecnica unica che combinava l’uso dell’arco con il canto simultaneo, offre un assolo che fonde virtuosismo tecnico e profondità espressiva. La sua linea di basso, pur mantenendo la funzione armonica tradizionale, si arricchisce di elementi melodici e ritmici che riflettono l’evoluzione del jazz verso il bebop.

L’assolo di Stewart si distingue per l’uso di frasi intervallari ampie e per la capacità di navigare attraverso le progressioni armoniche con agilità. La sua tecnica dell’arco, combinata con il canto, crea un effetto timbrico unico che aggiunge una dimensione emotiva al brano. Inoltre, l’interazione con gli altri membri dell’ensemble, in particolare con Parker e Gillespie, evidenzia l’importanza del contrabbasso come voce solista nel contesto del bebop. Questo assolo non solo arricchisce la struttura del brano, ma sottolinea anche il ruolo innovativo di Stewart nel panorama jazzistico dell’epoca

La sua capacità di integrare elementi melodici e ritmici nel contrabbasso ha influenzato le generazioni successive di bassisti jazz. In quell’occasione suonarono con lui Dizzy Gillespie alla tromba, Charlie Parker al sax alto, Remo Palmieri alla chitarra, Clyde Hart al pianoforte e Cozy Cole alla batteria.

IL DISCO

All’epoca della pubblicazione il disco fu accolto come una testimonianza dirompente della modernità: la critica riconobbe in Gillespie non solo un virtuoso, ma anche il portavoce di una generazione che stava spingendo il jazz oltre i confini dello swing. Nel tempo Dizzy Gillespie and His All Stars è diventato un documento imprescindibile per comprendere l’evoluzione del bebop e rimane, ancora oggi, una pietra miliare nella discografia jazz.

La raccolta comprendeva otto titoli destinati a diventare classici, tra cui Groovin’ High, Blue ’n Boogie, Hot House, All the Things You Are, Ray’s Idea, He Beeped When He Shoulda’ Bopped, Dizzy Atmosphere e A Hand Fulla Gimme.

Non si trattava di un album concepito come progetto unitario, ma di una selezione che documentava lo sviluppo stilistico di Gillespie tra il 1945 e il 1946 e dei suoi collaboratori proprio nel momento in cui il bebop stava nascendo e diffondendosi dai club newyorkesi al grande pubblico.

Dopo questa digressione veniamo finalmente al protagonista di questo nostro breve ritratto: Slam Stewart

Gottlieb, William P., 1917-, photographer. – Questa image è disponibile presso la Divisione Stampe e Fotografie (Prints and Photographs Division) della Biblioteca del Congresso sotto l’ID digitale gottlieb.08181. Questo tag non indica lo status del copyright dell’opera ad esso associato PUBBLICO DOMINIO

Nato a Englewood, New Jersey, il 21 settembre 1914, Leroy Elliot Stewart Inizialmente si dedicò al violino, scoprì presto il contrabbasso, strumento che lo accompagnò per tutta la vita. Durante gli studi al Boston Conservatory, sviluppò l’idea di unire voce e arco, ispirato dall’ascolto del violinista Ray Perry. Da quel momento la sua cifra stilistica fu chiara: il contrabbasso non era solo sostegno armonico, ma anche voce solista capace di dialogare con sé stessa.

Una tecnica inconfondibile

La pratica di “bow-and-hum” (arco e canto) consisteva nel suonare con l’arco e contemporaneamente canticchiare la stessa melodia un’ottava sopra. Il risultato era un effetto sonoro sorprendente, a metà tra strumento e voce, che colpiva per originalità e forza espressiva. Non era un semplice virtuosismo, ma una vera e propria scelta musicale che arricchiva l’interplay e ampliava le possibilità timbriche del jazz.

Carriera e collaborazioni

Dagli anni ’30 agli anni ’50, Slam Stewart fu tra i contrabbassisti più richiesti e registrati. Suonò con grandi orchestre e con nomi fondamentali come Dizzy GillespieCharlie Parker e Roy Eldridge. Negli anni successivi collaborò con Billy Taylor, il chitarrista Bucky Pizzarelli e in duo con il collega Major Holley, anch’egli contrabbassista noto per una tecnica simile. Sempre attivo, partecipò a festival internazionali e lasciò una vasta discografia che documenta l’evoluzione del suo stile.

https://www.youtube.com/embed/xmGHZrGZFgA?feature=oembedOctober 7, 1985 – The New York Marriott Marquis Bass:Slam Stewart Piano:Dick Hyman Drums:Louis Bellson – presenta BENNY GOODMAN!!

Dietro le quinte

Oltre alla carriera musicale, Leroy “Slam” Stewart ebbe una vita privata ricca e discreta. si sposò con una violinista di nome Kubica, che fu sua compagna per tutta la vita. La coppia ebbe diversi figli, ai quali Slam trasmise l’amore per la musica e l’arte, anche se nessuno seguì professionalmente le sue orme nel jazz.

Il soprannome “Slam” gli fu attribuito per il caratteristico suono prodotto mentre suonava il contrabbasso con la tecnica dello slap, un colpo secco simile a uno “slam”, che unito alla sua capacità di cantare contemporaneamente un’ottava sopra divenne il marchio distintivo della sua carriera.

Stewart era noto per la sua gentilezza e disponibilità verso giovani musicisti, spesso ospiti nelle sue sessioni di studio o nei club. Appassionato di letteratura e arte, amava collezionare libri e fotografie musicali, e conservava gelosamente i ricordi dei grandi concerti a cui partecipò o che organizzò, trasformando la sua casa in un piccolo archivio della storia del jazz.

Un lascito importante

Stewart non lasciò soltanto registrazioni: lasciò una lezione di libertà creativa. Il suo modo di fondere voce e contrabbasso ha ispirato generazioni di musicisti, dimostrando che uno strumento può essere reinventato e condotto oltre i suoi confini tradizionali. La sua musica continua a essere studiata nei conservatori e apprezzata dagli appassionati, come testimoniano raccolte, ristampe e materiali conservati in archivi specializzati. Il suo nome resta inciso tra quelli che hanno trasformato il contrabbasso da semplice strumento ritmico-armonico a voce solista, unica e irripetibile.

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