Parete, litiga per il parcheggio e spara al vicino. Condanna all’ergastolo per Ortodosso

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Armando Ortodosso (colpevole) e Sebastiano Tessitore (vittima)

PARETE – Ergastolo. È Accolta dalla Corte la richiesta del pubblico ministero. Riconosciuta una provvisionale alla moglie e ai figli del 60enne assassinato la condanna pronunciata ieri dalla Corte d’assise di Napoli nei confronti di Armando Ortodosso, 74 anni, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Sebastiano Tessitore, 60 anni, avvenuto il 13 aprile 2024 in un condominio di via 2 Agosto a Parete. La decisione, presa dalla Corte presieduta dal giudice Giovanna Napoletano (a latere il giudice Castaldi), ha accolto in pieno la richiesta del pubblico ministero Antonio Bassolino, che in requisitoria aveva chiesto il carcere a vita per l’imputato. Secondo la ricostruzione emersa in dibattimento, quella lite per un posto auto condominiale degenerò fino a trasformarsi in tragedia: Ortodosso, dopo l’ennesimo diverbio con Tessitore, tornò a casa, prese la pistola calibro 9 che deteneva legalmente e fece fuoco nei garage, esplodendo alme- no tre proiettili a distanza ravvicinata. Tessitore morì sul colpo. L’omicida attese poi i carabinieri, che lo arrestarono poco dopo.

Ieri, al momento della lettura della sentenza, in aula c’erano la moglie della vittima, Carmela Sequino, e i figli, costituti parte civile e rappresentati dall’avvocato Fabio Della Corte. La Corte ha disposto una provvisionale immediata: 70mila euro alla moglie e 50mila euro a ciascun figlio, in attesa della quantificazione definitiva dei danni in sede civile. Grande la soddisfazione delle parti civili, che hanno visto riconosciute le proprie ragioni al termine di un processo rapido ma intenso, scandito da testimonianze e ricostruzioni puntuali della dinamica del delitto. A difendere Ortodosso, l’avvocato Marco Trasacco, che nelle sue conclusioni aveva tentato di smontare l’impianto accusatorio, puntando su una ricostruzione alter- nativa della dinamica. La Corte non ha però accolto le tesi difensive. Il verdetto chiude una vicenda (almeno il primo grado) che aveva profondamente scosso la cittadina dell’agro aversano, segnata da un delitto nato da banali contrasti di vicinato e trasformato in un omicidio efferato. Una vicenda che ha prodotto un verdetto duro e non scontato: l’ergastolo.

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