Proiettile a don Patriciello, nel giugno 2024 De Luca si avvicinò al prete armato di coltello

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Domenico Ciccarelli

CAIVANO – Un astio profondo. Già nella serata del 9 giugno 2024, Vittorio De Luca fu autore di un gesto inquietante ai danni di don
Maurizio Patriciello. E sempre durante una messa nella parrocchia San Paolo Apostolo, dove il suocero del capoclan Domenico Ciccarelli, boss dell’omonima cosca (colpita, proprio la settimana scorsa, dall’ennesimo blitz) per anni a capo del business degli stupefacenti tra i palazzoni
del Parco Verde, si avvicinò, armato di coltello, al parroco. Fu bloccato in pochi istanti e, poche ore più tardi, denunciato per possesso di arma da taglio. Ai suoi danni il questore spiccò un provvedimento di avviso orale aggravato. Il provvedimento conteneva un aggravamento delle ordinarie prescrizioni monitorie; nello specifico, il divieto di detenere apparati di comunicazione ricetrasmittenti, strumenti di protezione balistica, armi a modesta capacità offensiva, riproduzioni di armi e sostanze infiammabili. Prescrizioni di aggravamento punibili con la reclusione da uno a 3 anni e con una multa fino a 5mila euro. Ieri l’ha rifatto. L’atto, oltre a rappresentare un’aggressione fisica simbolica, ha una forte valenza psicologica: consegnare un proiettile durante la comunione è un gesto diretto e carico di significato, un messaggio inequivocabile rivolto al sacerdote e alla comunità che don Patriciello rappresenta. E’ un clima di terrore, quello che si respira al Parco Verde. Sabato sera un commando armato ha esploso colpi all’impazzata nel feudo del clan.

Due ore prima dei fatti di ieri, don Patriciello aveva commentato così la duplice ‘stesa’ di sabato: “I terroristi che ieri sera hanno seminato il panico a Caivano, erano tutti giovanissimi. Ragazzi, nel nome di Dio, fermatevi. Godetevi la vostra bella gioventù. La strada che avete intrapreso è un vicolo cieco. Finisce sempre o al carcere o al camposanto. Sempre. Voi lo sapete. Stolti, non illudetevi. Non siete più scaltri di chi vi ha preceduto. Avete il fiato sul collo”.

Anche perché, ha sottolineato il sacerdote, “A Caivano qualcosa sta cambiando. Checché ne dica chi non vuole bene al nostro popolo. E voi, poveri fratelli schiavi della maledetta droga, alzatevi. Ritornate a vivere. Non lasciatevi abbattere. Non sfidate la morte. Smettetela di tormentare le vostre mamme, i vostri figli, la vostra gente. La vita è bella ma tanto fragile. Si vive una volta sola. E’ domenica. Il giorno del Signore. Il giorno della vittoria. Il giorno della gioia. Il giorno della luce. Il giorno della fraternità”. Quindi l’invito: “Andate a Messa. Se siete
cattolici, andate a Messa. Se siete evangelici, andate al culto. Ma alzate gli occhi al cielo e ringraziate Dio per il dono incommensurabile della vita. Benedico tutti. Tutti. Anche chi si illude di vivere a sbafo sulla pelle della povera gente. Anche chi, ieri sera, ha spento il sorriso e riacceso la paura sul volto dei nostri bambini”.

Gli stessi bambini che sabato mattina avevano partecipato all’inaugurazione del parco giochi inclusivo, il primo nella storia del quartiere. Parco fortemente voluto dall’associazione ‘Un’infanzia da vivere’, gestita da Bruno Mazza, uomo con un passato difficile che ha saputo rialzarsi e ripartire mettendosi sui binari della legalità. Proprio Mazza, in occasione del raid intimidatorio di Vittorio De Luca contro don Patriciello del giugno dell’anno scorso, raccontò a ‘Cronache di Napoli’ di essere stato minacciato dallo stesso De Luca che, armato di cacciavite, lo avvicinò nella sede della sua associazione.

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