NAPOLI – Oggi, 7 ottobre si celebra la Giornata mondiale per il lavoro dignitoso. Un’occasione per riflettere sui diritti dei lavoratori, sulla sicurezza, sulla stabilità e su retribuzioni adeguate. Ma nel 2025, a Napoli e in Campania, la realtà è ben lontana da questi principi. I dati dell’Inail parlano chiaro: finora nell’anno che terminerà tra poche settimane, nella sola Campania, sono già 60 le vittime sul lavoro. Erano 48 nello stesso periodo del 2024. Un bilancio pesante, che trasforma il 2025 in un anno nero per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il settore edile resta il più colpito. Nonostante l’entrata in vigore, un anno fa, della cosiddetta “patente a crediti” — uno strumento che premia le imprese che investono in formazione e sicurezza — molte aziende, soprattutto nella provincia di Napoli, non sono ancora in regola. I controlli, secondo i sindacati, sono troppo pochi. Giovanni Sgamba- ti, segretario regionale della Uil, è netto: “Il numero delle ispezioni va aumentato. Ma non basta. Servono strumenti più forti, come l’introduzione del reato di omicidio colposo sui luoghi di lavoro e l’istituzione di una Procura nazionale che indaghi in modo mirato su questi decessi”.
Il nodo, però, non è solo la sicurezza. Quando si parla di lavoro dignitoso, si deve guardare anche alla stabilità dell’occupazione e alle retribuzioni. “I dati ufficiali segnalano una diminuzione della disoccupazione — continua Sgambati — ma sono numeri ingannevoli. Spesso si
tratta di contratti brevi, sottopagati, che non offrono alcuna prospettiva. La dignità del lavoro passa anche da qui”. In una regione come la Campania, dove il tessuto economico è fragile e l’illegalità ancora diffusa, la sfida della prevenzione resta difficile. Eppure, oggi più che mai, servono politiche coraggiose: incentivi per chi assume regolarmente, formazione per chi lavora e sanzioni severe per chi mette a rischio vite umane in nome del profitto. Solo così si potrà trasformare una ricorrenza in un impegno reale.