CASAL DI PRINCIPE – Un sistema ramificato, costruito su carte, moduli e crediti d’imposta inesistenti. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Napoli Nord, coordinata dal pm Giovanni Corona, che ha coinvolto 215 persone accusate – a vario titolo – di truffa aggravata ai danni dello Stato in relazione all’uso irregolare dei bonus edilizi e di altri incentivi fiscali introdotti per sostenere imprese e cittadini. Nelle scorse ore, il magistrato ha dichiarato chiusa l’attività investigativa preliminare, notificando l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Secondo l’ipotesi accusatoria, tra il 2020 e l’inizio del 2023 è stato messo in piedi un colossale meccanismo di creazione e cessione di crediti fiscali fittizi, relativi a lavori di ristrutturazione mai eseguiti o a locazioni di immobili inesistenti, che avrebbe interessato principalmente le province di Caserta e Napoli.
Molti degli indagati, titolari o rappresentanti legali di società di comodo, avrebbero comunicato all’Agenzia delle Entrate la disponibilità di crediti milionari pur in assenza di ogni riscontro contabile o operativo: nessun bonifico ricevuto, nessuna fattura emessa, nessun cantiere aperto. In diversi casi, le aziende risultavano addirittura ‘evasori totali’ o operavano in settori del tutto estranei all’edilizia, come la ristorazione, il commercio o la cantieristica navale. Tra gli episodi più eclatanti, quello contestato a Raffaele Arrichiello, 52 anni, di Casal di Principe: l’uomo è accusato di aver generato crediti per oltre 28 milioni di euro, riferiti a lavori di ristrutturazione – sostiene la Procura – mai eseguiti. Impressionante, secondo gli atti, anche la posizione di Vincenzo Aprea, 30 anni, napoletano, che avrebbe comunicato crediti per
12,6 milioni di euro, pur essendo legale rappresentante di una società di commercio auto ‘del tutto priva di redditività’. Cifre a sei zeri anche per Benedetto Averna, 46 anni, di Milano (7,3 milioni di euro), Salvatore Diana, 46 anni di Casal di Principe (3,5 milioni di euro) e per Salvatore Badami, 52 anni, di Bolognetta, al quale si attribuisce una truffa da 10,6 milioni di euro. Supererebbe di poco gli 810mila euro la somma dei crediti fittizi che avrebbe ‘guadagnato’ Raffaele Di Resta, di Grazzanise.
A monte, lo schema sarebbe sempre lo stesso: dichiarare falsi lavori edilizi, cedere i crediti a società compiacenti e monetizzarli attraverso piattaforme bancarie o Poste Italiane, generando un danno economico di diversi milioni di euro. Stando alla tesi investigativa, il periodo di emergenza Covid e la rapidità con cui furono messi in campo i bonus avrebbero favorito la proliferazione di imprese ‘fantasma’ e consulenti senza scrupoli, capaci di approfittare delle falle nei controlli preventivi.
Non solo superbonus e bonus facciate, ma anche incentivi minori come il bonus affitti sarebbero stati oggetto di artifici e raggiri: è il caso, afferma la Procura, di Zain Abdulla e Naveed Ahmed, entrambi di origini pakistane, che avrebbero presentato domande per canoni di locazione di immobili mai esistiti, incassando o tentando di incassare somme per centinaia di migliaia di euro. Alcuni dei soggetti finiti sotto la lente del pm Corona sono già noti alle cronache perché coinvolti in inchieste riguardanti lo spaccio di droga – come Mariano Bianco e Gennaro Chianese – o rapine, come nel caso di Raffaele Cantiello.

Analizzando il lavoro degli investigatori, emerge che alcuni degli inquisiti non sarebbero i diretti beneficiari dei raggiri, ma soggetti che avrebbero fatto da prestanome, intestandosi società e pratiche finalizzate a generare crediti fittizi poi da incassare. E, se così fosse, a loro
sarebbe spettata solo una parte dei presunti guadagni illeciti. Tutti gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna. Nel collegio difensivo figurano, tra gli avvocati coinvolti, Nicola Leone, Generoso Grasso, Domenico Della Gatta, Mirella Baldascino, Marco Argirò, Florinda De Iaso, Ignazio e Ciro Maiorano, Carlo De Stavola, Pasquale Diana, Raffaele Costanzo, Felice Belluomo, Nico Nobis, Antonio Caterino, Arturo Cantiello, Alessandro Sergi, Roberto Carivolo e Gaetano Laiso.
L’inchiesta – conclusa dopo due anni di indagini incrociate tra guardia di finanza e Agenzia delle entrate – passa ora alla fase successiva: il pm Corona valuterà se e per chi avanzare richiesta di rinvio a giudizio. Il processo che potrebbe derivarne sarà l’occasione per gli indagati di far valere le proprie tesi e dimostrare la loro innocenza. Il caso di Napoli Nord è solo una tessera di un mosaico più grande. Secondo i dati del Ministero dell’Economia, nel 2024 le frodi legate ai bonus edilizi hanno superato i 13 miliardi di euro a livello nazionale. Un effetto collaterale di una misura nata per rilanciare l’edilizia e la transizione energetica, ma divenuta – come hanno denunciato diverse procure italiane – un terreno fertile per speculazioni e società cartiere.
L’obiettivo iniziale era quello di stimolare investimenti e creare occupazione, ma la combinazione di cessione del credito e sconto in fattura, unita alla carenza di controlli, ha consentito a migliaia di operatori di immettere nel circuito crediti fiscali falsi, poi ceduti a banche o intermediari inconsapevoli. La Procura di Napoli Nord, come molte altre in Italia, punta ora a far luce su quella che rischia di diventare la più grande truffa fiscale dell’ultimo ventennio: un intreccio tra finanza, edilizia e burocrazia che ha intaccato le casse dello Stato e minato la credibilità di uno strumento nato con le migliori intenzioni. Un lavoro che punta anche a ripristinare un principio di giustizia sociale: perché
servirà – se la tesi degli inquirenti dovesse rivelarsi fondata – a distinguere chi non ha seguito le regole, sfruttando gli aiuti pubblici per arricchirsi, da chi invece ha operato correttamente, nel rispetto della legge e della collettività.
