Storica tregua Israele-Hamas. Sì al cessate il fuoco a Gaza: un seme di speranza

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Palestinesi festeggiano l’annuncio del cessate il fuoco, Khan Younis, Gaza, 9 ottobre 2025 (AP Photo - Jehad Alshrafi)

NAPOLI – Spiraglio di pace tra Israele e Palestina. Una piccola speranza che si accende. Ma serve prudenza. Perché la strada verso la pace è lunga e la soluzione sul tavolo non soddisfa praticamente nessuno. Bene la parte relativa allo scambio di prigionieri e il cessate il fuoco, per il resto bisognerà trattare. Si parte dalla base dei 20 punti proposti dal presidente statunitense Donald Trump per porre fine al conflitto a Gaza (foto Lp), delineando una roadmap piuttosto articolata. Ma cosa prevedono i 20 punti? Secondo la proposta, Gaza dovrà diventare una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo, ricostruita “a beneficio della sua popolazione che ha già sofferto abbastanza”. Trump propone un meccanismo di pace che, se accettato da entrambe le parti, porterebbe alla fine immediata delle ostilità e al ritiro graduale delle forze israeliane verso linee concordate, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi entro 72 ore.

Il piano prevede un doppio scambio umanitario: Israele rilascerebbe 250 ergastolani palestinesi e 1.700 detenuti di Gaza dopo il 7 ottobre 2023, inclusi donne e minori, mentre i resti degli ostaggi israeliani verrebbero restituiti in cambio di quelli di cittadini di Gaza. Ai membri di Hamas che rinunciano alla lotta armata verrebbe concessa amnistia o passaggio sicuro verso altri Paesi. E su questo c’è stato l’accordo. Poi la questione si complica. Sul piano della governance, Gaza verrebbe affidata a un’amministrazione transitoria composta da tecnici palestinesi e da esperti internazionali, sotto la supervisione del nuovo organismo “Board of Peace”, presieduto dallo stesso Trump insieme ad altri leader internazionali come Tony Blair. Questo organismo gestirebbe la ricostruzione e la riqualificazione economica fino a quando l’Autorità nazionale palestinese non sarà pronta a riprendere il controllo del territorio. Il piano prevede inoltre un programma di sviluppo economico e la creazione di una zona economica speciale con agevolazioni commerciali per attrarre investimenti, creare occupazione e “offrire speranza e futuro alla popolazione di Gaza”. Dal punto di vista della sicurezza, tutte le infrastrutture militari e terroristiche dovranno essere smantellate e distrutte sotto la supervisione di osservatori indipendenti. Verrà istituita una Forza internazionale di stabilizzazione (ISF), composta da partner arabi e occidentali, con il compito di addestrare la polizia palestinese e garantire il controllo dei confini insieme a Israele ed Egitto.

Trump specifica che Israele non occuperà né annetterà Gaza: le Forze di difesa israeliane si ritireranno progressivamente, cedendo il territorio alle ISF in base ai risultati della smilitarizzazione e della stabilità raggiunta. Se Hamas dovesse respingere la proposta, il piano proseguirebbe comunque “nelle aree liberate dal terrorismo” sotto il controllo internazionale. La visione di Trump si completa con un programma di dialogo interreligioso per promuovere la tolleranza e cambiare le narrazioni di odio, e con l’impegno a costruire le condizioni per un futuro Stato palestinese, risultato di un processo di riforma e sviluppo che garantisca sicurezza, coesistenza e prosperità per entrambe le popolazioni. “Questo piano – si legge nel documento – mira a costruire una Nuova Gaza: smilitarizzata, prospera e pacifica, capace di convivere con i suoi vicini e di restituire dignità e futuro al suo popolo”.

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