Fico vuole il listino del presidente. Gli alleati: “Basta l’elenco del M5S”

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Giuseppe Conte e Roberto Fico

CASERTA – Nel laboratorio politico campano del “campo largo”, il clima è tutt’altro che sereno. L’ultima riunione tra i partiti della coalizione che dovrà sostenere il candidato presidente alle prossime regionali si è trasformata in un terreno minato. A far saltare gli equilibri, ancora una volta, è stato Roberto Fico. L’ex presidente della Camera, rientrato a pieno titolo nel dibattito politico regionale, ha messo sul tavolo la richiesta di comporre la cosiddetta “lista del presidente”, un listino personale a sostegno del candidato del centrosinistra. Ma la proposta, per usare un eufemismo, non ha entusiasmato gli alleati. Gli è stato fatto notare, con garbo ma anche con una punta di sarcasmo, che dopo cinque anni lontano da incarichi elettivi, Fico non dispone più di un esercito di fedelissimi da schierare, e che la lista del Movimento 5 Stelle — il partito che lo ha portato ai vertici delle istituzioni — “basta e avanza”.

Un messaggio chiaro: niente listino, niente colpi di mano. E soprattutto, niente diktat. Perché ogni volta che Fico prova a imporre la sua linea, la coalizione finisce impantanata. Lo si è visto con la polemica sul codice etico, rimasta lettera morta: alla fine, chi doveva candidarsi si candiderà comunque, senza troppi moralismi. Dai cesariani ai deluchiani, passando per i mastelliani — la compagnia è ampia e
tutt’altro che compatta. Mastella all’attacco: “Numeri alla mano, Noi Campani cresce”. E proprio Clemente Mastella, il sindaco di Benevento, non ha perso occasione per rivendicare il proprio peso politico, rispondendo piccato alle voci di una presunta “insufficienza aritmeti
ca” del suo movimento.

«Questa diceria — ha tuonato — è un artificio mediatico di cattivo gusto. I numeri parlano chiaro: Noi Campani conquistò due seggi alle ultime regionali e, per poche migliaia di voti, non scattò il terzo». Poi il dettaglio tecnico, snocciolato come un bilancio di vittorie: 102.668 voti, di cui quasi 65mila tra Caserta e Napoli. «Alla luce di queste evidenze aritmetiche, guardiamo serenamente al futuro — ha concluso Ma
stella — puntando a tre seggi nel prossimo Consiglio regionale». Sognare, d’altronde, non costa nulla. De Luca e la sicurezza: “Riprendiamoci le città con il pugno di ferro”.

Nel frattempo Vincenzo De Luca, che con Fico non riesce a trovare sintonia neanche a tavola, ha scelto una strada diversa: concentrarsi sul programma, così da evitare nuove collisioni. «Abbiate fede», ha risposto con un mezzo sorriso a chi gli chiedeva se dopo il mandato regionale intendesse tornare a fare il sindaco di Salerno. Durante una conferenza stampa nel Comune, il “governatore” ha rimesso al centro il tema della sicurezza, richiamando toni da campagna elettorale d’altri tempi: «Non va bene. Abbiamo un problema serio: dobbiamo tornare nei quartieri, riprendere in mano la città, con il pugno di ferro. La sicurezza è il bene principale da difendere». Quanto al programma, De Luca ha voluto marcare i confini con il Partito Democratico: «Più che il Pd, sta lavorando la coalizione. Con molta fatica e, per quello che mi risulta, con molta approssimazione. Ma la prossima settimana darò un’occhiata». Poi l’affondo: niente “scienziaterie”, niente ideologismi. Il vero programma del centro sinistra, ha detto, «è quello dell’attuale governo regionale», e cioè il completamento della rete ospedaliera campana, cavallo di battaglia del suo mandato. Un campo largo sempre più stretto.

In conclusione, mentre i partiti si agitano per spartirsi quote di visibilità e posizioni in lista, il cosiddetto “campo largo” campano sembra sempre più un’arena di personalismi e rancori. Tra Fico che non riesce a trovare spazio, Mastella che rivendica numeri e seggi, e De Luca che marcia da solo, la coalizione appare più come un matrimonio di convenienza che come un progetto politico condiviso. E con le elezioni alle porte, la vera sfida potrebbe non essere contro il centrodestra, ma tra gli alleati del centrosinistra stesso.

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