Maxi retata a Nola, il clan Russo si fiondò sulle elezioni: la cosca offrì sostegno a Manzi e Caccavale

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Antonio Russo e Andrea Manzi (indagato)

CICCIANO – L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli culminata con i 44 arresti di lunedì ha acceso i riflettori sul presunto condizionamento delle elezioni amministrative in due Comuni dell’hinterland napoletano: Casamarciano e Cicciano. Al centro dell’inchiesta, condotta dai carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna con l’ausilio di circa 250 militari, ci sarebbero i clan Russo e Licciardi, storicamente radicati nell’area del Nolano. L’operazione ha portato all’esecuzione di 44 misure cautelari, di cui 34 in carcere e 10 ai domiciliari, nei confronti di esponenti e fiancheggiatori dei gruppi criminali. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il clan Russo avrebbe offerto sostegno elettorale in cambio di denaro e favori politici. A Casamarciano, la Dda ritiene che Andrea Manzi, allora candidato sindaco con la lista “Casamarciano libera e giusta”, abbia accettato la promessa di procurare voti da parte di Sebastiano De Capua, affiliato al clan. La cifra indicata da- gli inquirenti per il pacchetto di voti sarebbe stata di 18.500 euro. Manzi, oggi consigliere comunale di opposizione, ottenne il 28,1% dei consensi, arrivando terzo dietro Clemente Primiano e Carmela De Stefano.

Il patto ipotizzato dagli inquirenti prevedeva, oltre al versamento della somma, la disponibilità della futura amministrazione a soddisfare interessi del clan qualora Manzi fosse stato eletto. Nonostante le accuse, il giudice per le indagini preliminari, Isabella Iselli, ha rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Toscano, lasciando Manzi libero ma indagato. L’indagine si estende anche a Cicciano, dove il sindaco in carica Giuseppe Caccavale risulta indagato per presunto scambio elettorale politico-mafioso. Secondo gli atti, il primo cittadino avrebbe raggiunto un accordo con il clan Russo tramite intermediari, accettando la promessa di un bacino di voti per le elezioni del 14 e 15 maggio 2023, in cambio di garanzie di “utilità” al gruppo criminale. Caccavale è stato eletto con il 51,6% dei consensi, superando di pochi punti Giovanni Corrado, per il quale qualcuno del clan si mosse per raccogliere voti, come si evince dall’ordinanza che ha accompagnato i provvedimenti notificati lunedì, ma Corrado non è indagato. Anche a Cicciano, la richiesta di arresti domiciliari è stata respinta dal gip, lasciando il sindaco in libertà in attesa degli sviluppi giudiziari.

Il quadro emerso dall’inchiesta evidenzia come la “mano lunga” dei clan possa aver tentato di influenzare, e in parte condizionare, il voto in più comuni del Nolano, sollevando interrogativi sull’integrità del processo elettorale. L’operazione conferma la capacità dei gruppi criminali di
intrecciare interessi economici e politici e pone l’accento sulla necessità di un controllo rafforzato sulle elezioni locali. Bisogna ricordare, però, che nei confronti di Andrea Manzi e Giuseppe Caccavale non è stato preso alcun provvedimento restrittivo. I due restano indagati a piede libero.

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