Tivoli: ucciso a 25 anni per 60 euro, il suocero confessa

Il 25enne Alberto Delfini trovato senza vita. E’ stato ucciso con un colpo di fucile alla gola. Il suocero ha detto di aver sparato per un debito di 60 euro

ROMA (Gennaro Scala) – Un solo colpo d’arma da fuoco alla gola. E’ così che è morto Alberto Delfini, il 25enne trovato senza vita nelle campagne circostanti a Castel Madama, nei pressi di Tivoli. Il corpo era stato notato nei pressi di via Vicovaro da una persona che ha immediatamente allertato i carabinieri. Le indagini sono partite da lì, da quel cadavere e si sono immediatamente indirizzate verso l’entourage familiare del giovane. Da subito la pista del suicidio è stata esclusa e, per la modalità, con il passare delle ore, i militari hanno anche messo in secondo piano quella della rapina finita male o quella di matrice criminale. E’ in famiglia che hanno deciso di cercare e, per tutta la notte, i carabinieri della compagnia di Tivoli hanno ascoltato i parenti di Delfini. 
Ucciso a 25 anni, lascia un figlio di cinque mesi
Per venire a capo del movente hanno quindi cercato di tracciare un profilo del 25enne che ha lasciato una compagna e un bimbo di soli cinque mesi. Tifosissimo della Lazio, appassionato di cani, Alberto Delfini, originario di Tivoli e residente a Castel Gandolfo, era un ragazzo come tanti. Ma i carabinieri avrebbero appurato che proprio nel contesto familiare sarebbero stati riscontrati dei dissidi. Questioni di famiglia, questo il sospetto poi confermato con il trascorrere delle ore. Sì, perché il presunto responsabile avrebbe anche confessato. Si tratta del suocero di 46 anni. Ai militari avrebbe detto di aver fatto fuoco per un piccolo debito, appena 60 euro.
Il suocero ha chiamato i carabinieri, poi ha confessato
E’ stato proprio il suocero a chiamare i carabinieri dopo aver ripulito i luoghi e essersi anche costruito un alibi. L’uomo era nell’elenco dei carabinieri delle persone da interrogare. Il suo turno è arrivato stamattina. Nel suo racconto il pm Luigi Pacifici ha cominciato a notare delle falle, fino a quando non è crollato, ammettendo le sue responsabilità e parlando di una discussione degenerata. L’arma usata per il delitto sarebbe un fucile semiautomatico risultato per giunta provento di furto. Alberto Delfini faceva il cameriere e abitava con la sue compagna e il figlio nella casa del suocero. In quel contesto familiare, per sessanta euro, non vedrà suo figlio crescere.

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