Giovedì 4 dicembre, alle 20:30, il Teatro Ricciardi accoglierà Ludovica Rampoldi e Pilar Fogliati per la proiezione evento di Breve storia d’amore, in uscita domani. Un appuntamento che celebra l’esordio alla regia di una delle sceneggiatrici più autorevoli del panorama italiano e la presenza di una delle interpreti più amate dal pubblico.
Ludovica Rampoldi arriva a questa svolta professionale dopo una lunga carriera segnata da titoli che hanno contribuito a ridefinire il linguaggio narrativo del nostro cinema e della serialità televisiva. Dietro il suo nome si trovano opere come Gomorra – La serie, la trilogia 1992-1993-1994, Esterno Notte, Romanzo criminale – La serie, La ragazza del lago, Il gioiellino e Il traditore, premiato con il David di Donatello per la migliore sceneggiatura. Ha inoltre firmato i romanzi da cui sono tratti Il ragazzo invisibile e il suo seguito, contribuendo alla scrittura delle rispettive trasposizioni cinematografiche. Con Breve storia d’amore compie il passo naturale verso la regia, affrontando un tema che l’accompagna dalla giovinezza: la complessità dei legami sentimentali e le zone cieche che abitano le relazioni di coppia.
Al suo fianco, in scena e all’incontro, Pilar Fogliati porta l’esperienza di attrice e regista capace di coniugare popolarità e qualità interpretativa. Protagonista di film e serie di grande risonanza, premiata con tre Nastri d’argento come migliore attrice di commedia, Fogliati continua a muoversi tra ruoli che oscillano con naturalezza fra ironia, profondità e fragilità emotiva. In Breve storia d’amore interpreta Lea, la giovane donna il cui incontro imprevisto con Rocco, interpretato da Adriano Giannini, innesca la scintilla da cui si dipana il racconto.
La vicenda nasce in un bar, in un momento sospeso che cambia il corso di due vite. Lea e Rocco danno origine a una relazione clandestina consumata in un hotel lontano dal ritmo del mondo, un rifugio che però non tarda a trasformarsi in una gabbia di desideri, ossessioni e paure. Quella che sembra una parentesi segreta prende a espandersi, intaccando l’equilibrio dei loro compagni, Andrea e Cecilia, interpretati rispettivamente da Andrea Carpenzano e Valeria Golino. Quando Lea tenta di spingersi oltre i confini taciti di quel rapporto, le esistenze dei quattro personaggi entrano in collisione, trasformando un tradimento comune in una trama densa di tensione psicologica.
Rampoldi costruisce il film come un equilibrio volutamente instabile che depista lo spettatore e lo spinge a interrogarsi sui moti più oscuri dei sentimenti adulti. La regista ha raccontato di non aver voluto giudicare i suoi personaggi, preferendo accoglierne le fragilità e creare un dialogo emotivo, in particolare tra le due protagoniste femminili, come se ciascuna potesse offrire all’altra un varco per uscire dalla propria gabbia emotiva. Il risultato è un’opera che attraversa i territori della commedia solo in superficie, lasciando emergere un sottotesto drammatico che fa della vulnerabilità il vero terreno di confronto.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, Breve storia d’Amore approderà nelle sale domani, 27 novembre, come una delle uscite più attese della stagione autunnale. Il film, prodotto da Indigo Film e HT Film con Rai Cinema, è stato girato tra Roma e Napoli e si avvale del lavoro di un team tecnico di grande esperienza, dalla fotografia di Gogò Bianchi al montaggio di Fabio Massimo Capogrosso, fino alle musiche di Francesca Calvelli. La durata è di 98 minuti, un tempo calibrato per lasciare che tensione, desiderio e ironia convivano in un equilibrio di costante precarietà.
Rampoldi ha rivelato di aver scritto la prima versione della storia quando aveva venticinque anni, tornando a lavorarci solo molto tempo dopo. Le domande che l’avevano spinta a immaginare quei personaggi erano rimaste lì, sospese e irrisolte: cosa tiene insieme una coppia? Quali sono i confini dell’intimità? Che cosa è lecito o inaccettabile all’interno di un’unione? Ritrovando in quelle pagine lo stesso groviglio emotivo, ha scelto di farne il cuore del suo debutto da regista, trasformando un interrogativo personale in un racconto cinematografico.






















