NAPOLI – Che quartiere ha ritrovato Massimiliano Santagata? Il 22enne è stato scarcerato pochi giorni fa, ora si trova ai domiciliari. L’anno scorso fu arrestato con l’accusa di tentato omicidio e per questa stessa accusa si trova sotto processo. A Pianura, intanto, le cose sono cambiate. Il terreno criminale è sempre lo stesso, così come sono rimasti invariati i business – spaccio e pizzo – con i quali i clan si impongono nella zona. Stesso discorso vale per gli interessi delle organizzazioni criminali. Gli scenari malavitosi sono, comunque, cambiati. Restano i clan storici, i Carillo-Perfetto (i capi, come Antonio Carillo, sono in cella e ne avranno per molto) da una parte e gli Esposito-Calone-Marsicano dall’altra. L’altra formazione che negli ultimi anni stava avanzando, guadagnando terreno, i Santagata appunto, nel corso dei mesi ha perso qualcosa. Alcuni giovanissimi con ambizioni da boss, infatti, dopo il blitz che portò in manette Massimiliano Santagata, avrebbero formato una nuova fazione criminale. Si sarebbero messi in proprio, insomma, ottenendo il sostegno di rampolli delle organizzazioni criminali di altri quartieri, su tutti il rione Traiano. Rampolli dei clan di Napoli ovest, infatti, avrebbero stretto alleanze con i ‘reduci’ dei Santagata. Una nuova realtà criminale nel quartiere dell’abusivismo edilizio. Resta da capire, a questo punto, quale sarà l’atteggiamento dei fuoriusciti dai clan, ora che il ‘faro’ Massimiliano Santagata è stato scarcerato.
Sul suo futuro pesa, eccome, una data: il 2 dicembre, giorno in cui è attesa la sentenza del processo che lo vede alla sbarra insieme a Salvatore Carpentieri e Francesco Olgato per il tentato omicidio di Luca Battista, avvenuto nel maggio dello scorso anno. Un agguato consumatosi in via Torciolano, senza contestazione dell’aggravante camorristica ma comunque riconducibile, secondo gli investigatori, a dissidi di natura “personale”. Al centro del processo, Santagata viene indicato come il presunto mandante del raid di fuoco, per il quale la Procura ha chiesto una condanna a otto anni di reclusione. La ricostruzione degli inquirenti, frutto del lavoro serrato degli agenti del commissariato di Pianura – i cosiddetti “mastini”, noti per la loro incisività operativa sul territorio – parla di un’azione fulminea e potenzialmente fatale.
Secondo le indagini, i tre uomini si sarebbero presentati davanti all’abitazione della vittima con l’intenzione di colpirla mortalmente. Ma qualcosa non andò come previsto. Luca Battista, infatti, si accorse della presenza degli aggressori mentre si trovava sul terrazzo. Intuendo il pericolo, riuscì a rientrare rapidamente in casa e a nascondersi. I colpi esplosi all’indirizzo dell’abitazione centrarono mobili e suppellettili all’altezza d’uomo, lasciando pochi dubbi sulle intenzioni dei sicari. Una fuga fortuita, un riparo improvvisato: elementi che probabilmente hanno fatto la differenza tra la vita e la morte. Il 2 dicembre è dietro l’angolo: quel giorno si saprà molto anche dei destini criminali del quartiere.





















