SAN GIORGIO A CREMANO – Il piano era chiaro: il rapitore, ovvero Antonio Amaral Pacheco De Oliveira (il primo a finire in carcere), doveva rilasciare l’ostaggio a Villaricca. Più nello specifico, nella piazzola “all’uscita della di Villaricca della superstrada, in direzione del litorale domizio”. La trama del rapimento del 15enne (culminato due giorni fa nell’arresto del presunto regista e del presunto complice, i cugini Renato e Giovanni Franco) si arricchisce di nuovi dettagli. Qualcuno anche parecchio inquietante. Torniamo alle ore successive al
sequestro di persona del 15enne. E’ l’8 aprile e in mattinata l’adolescente, intento a recarsi a scuola, viene rapito in via Margherita di Savoia a San Giorgio a Cremano. Il furgone tira dritto verso Barra e il giovanissimo viene rinchiuso e immobilizzato in un appartamento in via
Santa Maria del Pozzo. La situazione si fa sempre più difficile. Insostenibile. Il milione e mezzo, cifra chiesta al padre del 15enne per il riscatto, non arriverà. E poi la polizia è già sulle tracce della banda. Quindi Renato Franco ordina ad Amaral Pacheco De Oliveira di prelevare l’ostaggio e di rilasciarlo.
Ma perché proprio a Villaricca? Lì, stando alle dichiarazioni di Pacheco De Oliveira, lui stesso era solito accompagnare Renato Franco. Il resto lo lasciamo raccontare ad Pacheco De Oliveira, riportando stralci dell’ordinanza (a firma del gip Fabrizia Fiore) in cui è riportato l’interrogatorio dello scorso 30 giugno. Il 24enne nato ad Amburgo (in Germania), vero e proprio factotum del gruppo, si diceva, era solito accompagnare Renato Franco “nei pressi di un grosso e vistoso bar” in via Consolare Campana “dietro al quale c’è un palazzo; preciso che io mi fermavo avanti al bar e Renato Franco scendeva ed entrava all’interno di tale palazzo. A riguardo ho visto che Renato Franco portava con sé dei soldi e li portava a qualcuno che abitava nel palazzo: tuttavia, non so a chi; non so neppure chi gli desse i soldi che portava a Villaricca, posso però dirvi che presso il suo ufficio presso l’abitazione del padre, il Renato Franco portava un sacco di soldi”.
Ed ecco che l’interlocutore e il lettore vengono condotti di nuovo a San Giorgio a Cremano. Ad Amaral Pacheco De Oliveira è stato, quindi, chiesto se avesse riconosciuto le persone incontrate da Franco. Il 24enne ha risposto così: “Ho riconosciuto sicuramente il vicesindaco di San Giorgio, e poi altre persone di fuori che non conosco, ma che avevano l’aspetto di imprenditori, nel senso che non mi sembravano ‘persone di mezzo alla strada’”. Criminalità organizzata e politica, ancora una volta, nella stessa frase. Amaral Pacheco De Oliveira è stato anche più preciso: “Quello che ho definito come il vicesindaco è un uomo basso, con i capelli grigi, con gli occhiali e leggermente robusto, il quale veniva da Renato Franco con un Beverly grigio e marrone”.
Ma c’è addirittura di più: “Aggiungo che Renato Franco mi diceva di avere rapporti con il sindaco. Ho visto Franco intrattenersi con il vicesindaco anche nei pressi del Municipio di San Giorgio in piazza Carlo di Borbone”. Prima di tornare a parlare del sequestro, Amaral Pacheco De Oliveira ha condito il racconto di dettagli e chiarimenti: “Renato Franco mi diceva che lui a San Giorgio poteva fare tutto quello che voleva perché era ‘legato alla politica’, e io ne ho avuto la prova quando, tramite Franco, la mia compagna è riuscita ad avere immediatamente la residenza a Barra-San Giovanni; fu Renato Franco a farmi avere il numero di un politico di Barra che immediatamente si mise a disposizione e risolse il problema”. L’11 luglio Antonio Amaral Pacheco De Oliveira è stato sottoposto a un nuovo interrogatorio nel quale ha aggiunto un altro indizio all’identikit del politico a cui faceva riferimento il 30 giugno: “Rappresento di confermare integralmente
le dichiarazioni da me rese in data 30 giugno, intendo, tuttavia, fare alcune precisazioni, e in particolare evidenziare che il politico legato a Renato Franco, che veniva in ufficio e al quale ho portato lo Champagne, di cui ho parlato l’altra volta, è stato anche candidato sindaco, ma non è stato eletto: adesso, però, sta con l’attuale sindaco, tuttavia non so se ricopre attualmente la carica formale di vicesindaco”.
Quel giorno al 24enne viene mostrato un album fotografico a colori composto da 24 fotografie formato dalla polizia giudiziaria: alla foto numero 22, il giovane riconosce Giorgio Zinno, “sindaco di San Giorgio: Renato Franco mi diceva mi diceva che gli capitava di andare a mangiare con il sindaco”. Se per gli Amaral Pacheco De Oliveira e per i cugini Falco vale la presunzione di non colpevolezza, per le persone tirate in ballo negli interrogatori si può dire che, ovviamente, sono totalmente estranee ad azioni riconducibili ai tre indagati. Contattato dalla redazione di ‘Cronache di Napoli’ per una replica, Giorgio Zinno (dimissionario a giugno dalla carica di sindaco e neoeletto consigliere regionale) non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.




















