Il Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di associazioni ambientaliste, tra cui WWF Italia, LIPU e Legambiente. La sentenza, depositata dopo l’udienza del 23 ottobre 2025, ha annullato una parte del calendario venatorio regionale 2025/2026.
Nello specifico, è stata cancellata la proroga che estendeva l’attività venatoria per tordi e beccacce fino al 31 gennaio 2026. Seguendo le indicazioni scientifiche, il TAR ha stabilito che la caccia a queste specie dovrà terminare il 10 gennaio 2026, come richiesto dalle organizzazioni ricorrenti.
I giudici hanno motivato la decisione sottolineando la carenza di valide basi scientifiche da parte della Regione Marche per giustificare l’estensione del periodo. La sentenza ha ribadito un principio fondamentale: ogni deroga ai pareri tecnici qualificati, come quello fornito dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), deve essere supportata da prove solide, in linea con il principio di precauzione.
Questo risultato è stato ottenuto nonostante la forte opposizione della Regione e di numerose associazioni venatorie. Le sigle ambientaliste hanno evidenziato come questa sentenza confermi un orientamento giurisprudenziale consolidato, che negli ultimi anni ha più volte sanzionato i tentativi di prolungare la stagione venatoria durante il periodo di migrazione prenuziale degli uccelli.
Un ringraziamento speciale è stato espresso dalle associazioni all’avvocato Tommaso Rossi, che ha rappresentato i ricorrenti. Rossi ha parlato di “un bellissimo lavoro di squadra che ha consentito di valorizzare nella sede giudiziaria le ragioni scientifiche e normative della protezione faunistica”.
La sentenza ha inoltre affrontato un punto di grande rilevanza nazionale. Il TAR ha fornito un’interpretazione restrittiva di una modifica alla legge 157/1992 sulla tutela della fauna. Questa interpretazione chiarisce che le amministrazioni devono comunque adeguarsi alle indicazioni del giudice in caso di sospensione cautelare.
Questo passaggio è cruciale perché esclude il rischio che una Regione, dopo una sospensione, possa applicare automaticamente i calendari di anni precedenti, potenzialmente più dannosi per la fauna. Secondo le associazioni, si tratta di un chiarimento “di grande rilievo sistemico” che impedirà future interpretazioni distorte della norma e rafforzerà la tutela giurisdizionale dell’ambiente in tutta Italia.
Le organizzazioni hanno infine dichiarato che continueranno a vigilare per garantire che la biodiversità del territorio sia difesa nel pieno rispetto delle leggi e delle evidenze scientifiche.



















