Extinction Rebellion colora le acque di 10 città

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Protesta climatica
Protesta climatica

Il movimento Extinction Rebellion ha dato vita a una vasta azione di protesta simultanea in dieci città italiane. Gli attivisti hanno colorato temporaneamente di verde fiumi, canali e fontane per denunciare le politiche climatiche del governo, ritenute inadeguate ad affrontare la crisi ecologica e il fenomeno dell’ecocidio.

Per la manifestazione è stata utilizzata la fluoresceina, un sale sodico innocuo comunemente impiegato da speleologi e subacquei come tracciante per monitorare i flussi idrici. L’obiettivo era creare un forte impatto visivo per portare l’attenzione pubblica sugli effetti del collasso climatico, aggravati da inquinamento e degrado ambientale diffusi nel Paese.

L’azione ha coinvolto diverse località lungo tutta la penisola. A Torino è stato colorato il Po in secca ai Murazzi, a Bologna il Reno nel Canale delle Moline, a Milano la Darsena dei Navigli e a Parma il torrente omonimo. A Taranto, l’intervento ha interessato il fiume Tara, già segnato dalla contaminazione dell’ex ILVA.

Sono state tinte anche acque marine, come il Canal Grande di Venezia, dove era presente anche l’attivista Greta Thunberg, il mare di Trieste e il porto storico de La Cala a Palermo. A Padova e Genova, infine, sono state scelte fontane simbolo: quella in Prato della Valle e quella in Piazza De Ferrari. A Venezia, l’intervento delle forze dell’ordine ha portato a diverse identificazioni e al sequestro dei materiali usati.

L’iniziativa si è svolta in vista della COP30 di Belém. Secondo gli attivisti, il governo italiano avrebbe ostacolato le proposte più ambiziose in sede di negoziati internazionali. Una bozza di accordo che prevedeva l’uscita dai combustibili fossili, supportata da ottantadue delegazioni, avrebbe incontrato la resistenza di Italia e Polonia, portando a un testo finale indebolito. Già due anni fa, dopo la COP28, il movimento aveva realizzato una protesta simile in cinque città.

L’azione ha voluto evidenziare un paradosso: molte delle acque simbolicamente colorate sono già esposte a contaminazioni quotidiane. «Tingiamo di verde queste acque perché rappresentano il mondo verso cui ci stanno trascinando le attuali politiche climatiche», ha spiegato Selene, un’attivista presente sul fiume Tara.

Il movimento sottolinea come l’Italia sia il sesto Paese al mondo per investimenti nei combustibili fossili, citando come esempi il Piano Mattei per il gas in Africa e le trentaquattro nuove licenze di trivellazione. Secondo le proiezioni scientifiche, le politiche globali attuali porteranno il pianeta verso un aumento medio della temperatura di 2,6°C entro fine secolo, con conseguenze catastrofiche. «Mentre il governo e la lobby del fossile sabotano l’ennesima occasione per cambiare rotta, quelle acque verdi si diffondono nel Paese», ha concluso Bianca da Torino.

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