Così è risorto dalle ceneri. La Fenice? No, Aru!

Il sardo si piazza in sesta posizione nella crono. E ora le tappe alpine: facci divertire

Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 22/05/2018 TRENTO (Italia) Sport Ciclismo Giro d'Italia 2018 - edizione 101- tappa 16 TRENTO - ROVERETO (ITT) Nella foto: Fabio Aru Photo Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 2018-05-22 TRENTO (Italy) Sport Cycling Giro d'Italia 2018 - 101th edition - stage 16 TRENTO - ROVERETO (ITT) In the pic: Fabio Aru

ROVERETO (Domenico Palmiero) – E ora che faranno i profeti di sventura? Dove è finito il brocco che hanno dipinto in questi giorni? Ora tutti zitti! Fabio Aru è risorto dalle sue ceneri come la mitica Fenice. E’ stato bellissimo vederlo correre la crono di oggi tra Trento e Rovereto. Concentrato, cattivo, deciso: filava che era un piacere vederlo. Certo, un campione di stile non lo è mai stato. Ma chi se ne frega! La pedalata era redditizia e il sesto posto finale lo conferma. Solo due i secondi di ritardo accusati da uno come Chris Froome il quale, pur non essendo uno specialista assoluto, è uno che di crono ne ha vinte in carriera. E che crono! Bene, anzi benissimo. Fabio Aru è tornato grande (noi non abbiamo mai avuto dubbi), zittendo in un colpo solo tutti i suoi detrattori. Questa crono può davvero essere lo spartiacque del Giro del Cavaliere dei Quattro Mori. La testa ora è libera, sgombra dai cattivi pensieri che, forse, lo hanno affossato nei giorni scorsi. Ora inizia una corsa nuova. Il tempo e il terreno per attaccare ci sono, l’obiettivo è quello di portare a casa una tappa alpina. E’ un sesto posto che fa morale, che ridà fiducia nei suoi mezzi a un corridore che forse l’aveva persa. Noi l’abbiamo sempre detto: un atleta che ha vinto una Vuelta di Spagna, che ha al suo attivo due podi al Giro d’Italia, che appena l’anno scorso ha vestito la maglia gialla al Tour de France e che si è piazzato in quinta posizione finale non può essere diventato improvvisamente ‘scarso’. Ci piace pensare che gli sia stato di sollievo in questi momenti difficili anche l’affetto dei suoi tifosi, soprattutto quelli della sua terra, oltre alle manifestazioni di affetto, reale, concreto, avuto dalla sua squadra su quella maledetta salita di Sappada quando la luce è sembrata spegnersi. Avanti così!

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