Monte Bondone: neve trasportata con l’elicottero

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Trasporto neve
Trasporto neve

All’inizio di dicembre, sul Monte Bondone si è verificata un’operazione che sfida i limiti naturali della montagna e ignora l’attuale contesto climatico. La società Trento Funivie, che gestisce gli impianti sciistici della zona, ha impiegato un elicottero per trasportare neve artificiale sulla parte alta della pista Palon.

L’intervento si è reso necessario perché la neve naturale era quasi assente a causa del forte vento. Nemmeno la disponibilità di acqua e le temperature adeguate a produrre altra neve artificiale sarebbero state sufficienti a garantire l’apertura della pista. L’operazione, documentata da video e testimonianze, è durata circa quattro ore e ha comportato oltre quaranta rotazioni del velivolo.

Secondo le stime, questa attività ha causato l’emissione in atmosfera di almeno una tonnellata e mezza di anidride carbonica. Una scelta che appare in netto contrasto con l’evidenza del cambiamento climatico: proprio in quei giorni, lo zero termico ha raggiunto altitudini eccezionali, superando i 3500 metri. Bruciare carburante per spostare neve su una montagna che non ha le condizioni per mantenerla rappresenta un paradosso insostenibile.

Il paradosso è ancora più evidente se si considera la comunicazione della stessa Trento Funivie. Meno di un mese prima, l’azienda promuoveva sui propri canali social l’impegno “per far vivere la montagna nel modo più autentico e responsabile possibile”. Questa dichiarazione stride fortemente con il ricorso a uno dei mezzi più inquinanti disponibili per preparare una pista da sci.

La decisione sembra essere stata dettata dalla necessità commerciale di aprire almeno il 50% delle piste in vista del ponte dell’Immacolata, per non perdere la clientela. Tuttavia, questa urgenza non può giustificare pratiche che ignorano il concetto di “cultura del limite”, un insegnamento fondamentale che la montagna stessa offre. Non tutte le condizioni meteorologiche avverse possono essere compensate artificialmente, e certamente non a qualsiasi costo ambientale.

Per queste ragioni, un vasto cartello di associazioni ambientaliste, tra cui Extinction Rebellion, WWF, Legambiente e Mountain Wilderness, ha definito l’operazione “inaccettabile”. L’intervento è stato condannato non solo per il suo impatto diretto, ma anche per il suo valore simbolico: rappresenta un’ulteriore aggressione al territorio e rischia di normalizzare pratiche che non hanno nulla a che fare con la sostenibilità.

Le associazioni hanno chiesto che venga posto un limite chiaro e definitivo allo sfruttamento delle montagne e all’impiego di mezzi così impattanti. È stata inoltre avanzata una richiesta formale al Comune di Trento, socio di Trento Funivie, e all’assessore competente, affinché chiariscano se fossero a conoscenza dell’operazione e se la ritengano compatibile con le strategie di sostenibilità promosse dall’amministrazione.

L’episodio del Monte Bondone, concludono gli attivisti, dimostra che la transizione ecologica non può rimanere confinata nelle dichiarazioni di intenti. Deve tradursi in scelte concrete e responsabili, specialmente quando si tratta di gestire beni collettivi e fragili come l’ambiente montano.

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