Entro la fine del secolo, il bacino del Mediterraneo e l’Italia affronteranno un clima più caldo e una riduzione generale delle precipitazioni. Questi cambiamenti saranno però accompagnati da un marcato incremento della frequenza di eventi estremi, come temporali intensi e alluvioni improvvise, soprattutto in autunno sulle Alpi. È quanto ha rivelato uno studio condotto da Enea.
“Abbiamo utilizzato proiezioni climatiche regionali ad altissima risoluzione, fino a 5 km, come una lente di ingrandimento sugli impatti attesi al 2100”, ha spiegato la coordinatrice Maria Vittoria Struglia, ricercatrice Enea. Questi strumenti, ha aggiunto, “consentono di progettare strategie di adattamento mirate, che tengano conto delle specificità territoriali e stagionali”.
Il team di ricerca ha realizzato simulazioni per il clima passato e futuro (fino al 2100), basandosi su tre diversi scenari socioeconomici: da quelli più sostenibili a quelli in cui la decarbonizzazione non è una priorità. Da qui sono stati stimati gli effetti del cambiamento climatico su temperature e piogge in Italia.
Secondo lo studio, nelle aree montuose si prevede un aumento delle temperature estive con punte fino a +4,5 °C e fino a +3,5 °C in autunno nello scenario a più elevato impatto. Si tratta di un riscaldamento significativo che i modelli globali a bassa risoluzione non sono in grado di riprodurre.
Sul fronte delle precipitazioni, il clima tenderà a diventare generalmente più secco in tutte le stagioni, in particolare durante l’estate. Tuttavia, nei due scenari più critici, è atteso un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, soprattutto sull’Italia settentrionale e nelle zone alpine e subalpine.
Analizzando i dati nel dettaglio, alla fine del secolo (2071-2100), in inverno si potrebbe verificare un aumento dell’intensità delle piogge sulle Alpi occidentali, a differenza di quelle orientali. Nell’Italia meridionale, invece, l’intensità calerà, con una flessione marcata sui principali rilievi della Sicilia.
In primavera il quadro sarà simile, ma con un aumento più diffuso dell’intensità sull’intero arco alpino. In estate è stata rilevata una diminuzione generalizzata dell’intensità delle piogge estreme, soprattutto lungo le coste tirreniche.
In autunno, nello scenario più severo, si registrerà un aumento significativo dell’intensità delle piogge estreme su gran parte del territorio italiano, con incrementi più marcati al Nord. La simulazione regionale ha mostrato un’evoluzione delle precipitazioni diversa, e talvolta opposta, rispetto a quanto previsto dai modelli globali.
“Lo sviluppo di tecnologie potenti ha reso possibili proiezioni regionali più dettagliate, cruciali per supportare le politiche di adattamento”, ha concluso Struglia. “Questo è un progresso significativo per la regione mediterranea, un hotspot climatico la cui morfologia complessa richiede analisi ad alta risoluzione per proteggere le comunità locali”.



















