Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha svelato un sorprendente meccanismo di difesa collettiva nel mondo degli insetti. È stato scoperto che le formiche, per preservare la salute del loro nido, attuano una forma di eutanasia sanitaria: gli individui malati si sacrificano volontariamente per il bene comune.
La ricerca, condotta da un team dell’Institute of Science and Technology Austria (ISTA), si è concentrata sulla specie Lasius neglectus. Originaria dell’Asia, questa formica è ormai diffusa anche in Europa, Italia inclusa, dove forma super-colonie che possono contare fino a 100 milioni di operaie. In contesti così densamente popolati, il controllo delle epidemie è una priorità assoluta per la sopravvivenza.
Per comprendere le loro strategie sanitarie, gli scienziati hanno condotto un esperimento mirato. Hanno infettato alcune pupe (lo stadio giovanile tra larva e adulto) con un fungo patogeno, mentre un altro gruppo di controllo è stato trattato con una sostanza innocua. Successivamente, entrambe le tipologie di pupe sono state reintrodotte nel formicaio per osservare la reazione delle operaie adulte.
I risultati hanno mostrato un comportamento radicalmente diverso. Le pupe sane sono state accudite normalmente, mentre quelle infettate hanno subito un destino cruento. Una volta consapevoli della propria malattia, le pupe hanno iniziato a emettere specifici segnali chimici, una sorta di allarme odoroso che ha immediatamente allertato le compagne.
Questa comunicazione ha attivato una procedura di “disinfezione” radicale. Le operaie hanno estratto la pupa malata dal suo bozzolo, hanno praticato delle piccole incisioni sulla sua superficie e vi hanno iniettato acido formico, una potente sostanza disinfettante prodotta dalle formiche stesse.
Il trattamento si è rivelato infallibile nell’eliminare l’agente patogeno, bloccando sul nascere la potenziale epidemia. Tuttavia, l’effetto collaterale di questo protocollo è la morte certa anche per la pupa trattata. Segnalando la propria infezione, la giovane formica di fatto firma la propria condanna a morte.
Questo gesto rappresenta un esempio estremo di altruismo, motivato dalla stretta parentela genetica tra i membri del formicaio. Il sacrificio del singolo individuo è un costo necessario per garantire la sopravvivenza dei suoi parenti e, di conseguenza, dell’intera comunità. È una strategia evolutiva che dimostra come la salute collettiva possa prevalere sulla vita del singolo.



















