Italia e rinnovabili: tra ricorsi e fondi Pnrr

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Transizione energetica
Transizione energetica

Lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia sta procedendo su un doppio binario, caratterizzato da complesse battaglie legali e, allo stesso tempo, da un forte impulso grazie ai fondi del Pnrr. Le istituzioni centrali e regionali si sono scontrate sulla definizione delle “aree idonee” per gli impianti, creando un quadro normativo incerto per gli operatori del settore.

Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale dell’Umbria n. 7/2023, ritenendo che invada le competenze statali in materia energetica. La norma contestata, che individua aree non idonee agli impianti da fonti rinnovabili con effetto retroattivo, ha generato forti tensioni istituzionali.

Un caso simile ha riguardato la Sardegna. La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso del Governo contro la legge sarda n. 20/2024, stabilendo che la classificazione di un’area come “non idonea” non può tradursi in un divieto automatico all’installazione di impianti. La Consulta ha inoltre riaffermato l’impossibilità per le Regioni di derogare alla disciplina statale in materia di tutela ambientale e paesaggistica.

In un’altra importante sentenza, il TAR Lombardia ha chiarito che anche la coltivazione in vaso rientra a pieno titolo nell’attività agricola. La decisione ha respinto il ricorso di un Comune contro un impianto agrivoltaico in provincia di Brescia, confermando che le valutazioni tecniche delle amministrazioni competenti sono insindacabili nel merito se attendibili.

Sul fronte dello sviluppo, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato i primi decreti di concessione per l’agrivoltaico innovativo finanziato dal Pnrr. Sono stati ammessi 189 soggetti tramite registro e 131 tramite asta, per un totale di oltre 300 milioni di euro in contributi, destinati a dare il via alla fase operativa dei progetti.

Tuttavia, il successo autorizzativo dell’agrivoltaico non è ancora supportato da un modello di business condiviso. Gli operatori si confrontano con diverse opzioni contrattuali: dal “modello biogas”, dove l’agricoltore possiede l’impianto, a quello in cui un investitore affitta il terreno, fino a formule di co-investimento. Ogni soluzione presenta criticità legate alla capacità finanziaria delle aziende agricole e alla gestione operativa.

Intanto, il settore ferroviario europeo sta mostrando come i grandi consumatori di energia possano guidare la transizione. Deutsche Bahn, in Germania, ha siglato accordi di lungo termine (PPA) per la fornitura di energia da parchi fotovoltaici dedicati, tra cui quello di Schafhöfen in Baviera, che copriranno una parte significativa del proprio fabbisogno.

Questo modello, che rende finanziabili grandi progetti rinnovabili, è seguito anche in Italia. Il Gruppo Ferrovie dello Stato, con la sua controllata FS Energy, ha l’obiettivo di installare 2 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2034, combinando impianti propri e accordi di fornitura. Il trasporto su rotaia si trasforma così da semplice consumatore a promotore di investimenti in energia pulita e sistemi di accumulo, contribuendo alla stabilità della rete.

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