La Regione Sardegna ha ufficialmente varato un ambizioso piano per la protezione e il ripristino delle praterie di Posidonia oceanica, una pianta marina cruciale per la salute del Mediterraneo. L’intervento, denominato ‘Respiro del Mare’, è stato finanziato con fondi regionali ed europei per un totale di 5 milioni di euro e si concentrerà sulle aree a maggiore pressione antropica.
Queste foreste sottomarine sono state messe a dura prova negli ultimi decenni. L’ancoraggio selvaggio delle imbarcazioni da diporto, che strappa intere porzioni di fondale, e la pesca a strascico illegale hanno rappresentato le minacce principali, causando una regressione allarmante. La posidonia non è un’alga, ma una pianta superiore che svolge funzioni vitali: produce grandi quantità di ossigeno, assorbe anidride carbonica, stabilizza i fondali e previene l’erosione costiera, oltre a offrire rifugio e nutrimento a centinaia di specie marine.
Il programma ‘Respiro del Mare’ prevede una strategia integrata su più fronti. Saranno installati oltre 300 gavitelli ecologici nelle baie più frequentate, come quelle dell’Arcipelago della Maddalena e del Golfo di Orosei, per consentire l’ormeggio senza danneggiare il fondale. Questa azione sarà accompagnata da un rafforzamento dei controlli da parte della Guardia Costiera.
Parallelamente, sono state avviate le prime operazioni di trapianto di posidonia. Squadre di biologi marini, in collaborazione con l’Università di Cagliari, utilizzeranno tecniche innovative per prelevare talee da aree dense e reimpiantarle in zone degradate. L’intero processo sarà monitorato costantemente attraverso droni subacquei e sensori che misureranno la qualità dell’acqua e la crescita delle nuove piante.
Una parte significativa dei fondi sarà destinata a campagne di sensibilizzazione rivolte a turisti, diportisti e comunità locali. Attraverso materiale informativo, workshop e incontri pubblici, si promuoverà una maggiore consapevolezza sull’importanza di questo ecosistema e sulle buone pratiche da adottare per la sua conservazione.
L’obiettivo a lungo termine non è solo quello di fermare la perdita delle praterie, ma di avviare un processo di ricolonizzazione che possa riportare i fondali sardi al loro splendore originario. Le autorità regionali hanno sottolineato come questo investimento non rappresenti solo un atto di tutela ambientale, ma anche una scelta strategica per garantire il futuro del turismo sostenibile e dell’economia blu dell’isola.




















