Brigitte Bardot: la sua eredità per i diritti animali

67
Attivismo animale
Attivismo animale

Brigitte Bardot, diva del cinema europeo e in seguito icona dell’attivismo, si è spenta il 28 dicembre 2025 all’età di 91 anni. La sua intera esistenza è riassunta in una sua celebre frase: «La pelliccia serve solo all’animale che la indossa», un manifesto che ha guidato il suo impegno senza compromessi per la protezione del mondo animale.

Dopo aver rappresentato un simbolo di libertà e sensualità sul grande schermo, Bardot ha compiuto una scelta radicale. Ha voltato le spalle al mondo dello spettacolo per dedicarsi completamente a una nuova missione, trasformando la sua fama in un potente strumento di denuncia.

Il punto di svolta è avvenuto nel 1973 sul set del film “Colinot l’alzasottane”. La presenza di una capretta destinata al macello al termine delle riprese l’ha scossa profondamente. Quell’episodio ha segnato una frattura insanabile, portandola alla consapevolezza di non poter più ignorare la sofferenza. Da quel momento, non ha più girato alcun film.

Nel 1986 ha fondato la Fondation Brigitte Bardot, un’organizzazione interamente dedicata alla causa. Riconosciuta in Francia come ente di pubblica utilità, la fondazione ha rapidamente costruito una rete operativa internazionale, collaborando con rifugi, associazioni e istituzioni in tutta Europa e oltre. Le sue attività si sono concentrate su interventi diretti di salvataggio, sostegno economico ai rifugi, campagne di sterilizzazione e azioni legali contro abusi e traffici illeciti.

Con decine di migliaia di sostenitori in più di settanta Paesi, la sua organizzazione è diventata una delle più influenti nel panorama europeo. Una delle sue battaglie più famose è stata quella contro la caccia alle foche sui ghiacci del Canada. Le immagini scioccanti e le denunce hanno scosso l’opinione pubblica, accelerando il divieto di importazione dei prodotti derivati in diverse nazioni.

Parallelamente, ha condotto una dura campagna contro l’uso delle pellicce nell’industria della moda, accusando il settore del lusso di infliggere sofferenze inutili. La sua azione ha contribuito a rendere l’uso di tali prodotti sempre più impopolare e associato a un’immagine di crudeltà.

Nel 2009, la fondazione ha lanciato un’iniziativa contro il consumo di carne di cavallo, denunciando le terribili condizioni di trasporto e macellazione degli equini. Il suo impegno si è esteso anche agli allevamenti intensivi e ai trasporti a lunga distanza, pratiche da lei considerate incompatibili con il benessere degli esseri viventi.

La difesa della fauna selvatica ha rappresentato un altro pilastro del suo operato. Si è schierata contro la caccia sportiva, la corrida e l’impiego di creature nei circhi, battendosi per porre fine a ogni forma di intrattenimento basato sulla loro sottomissione.

L’influenza della sua organizzazione ha superato i confini francesi, portando a collaborazioni significative come quella con Sea Shepherd nella lotta alla caccia commerciale delle balene. Una delle navi dell’organizzazione è stata battezzata “Brigitte Bardot”, a testimonianza del suo impatto mondiale.

Per il suo quasi cinquantennale impegno, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio italiano Riccia d’Oro per il suo contributo alla creazione del primo ospedale per ricci d’Europa, situato in provincia di Cuneo.

Bardot ha utilizzato il proprio nome come una leva politica, scrivendo lettere aperte a governi e capi di Stato e intervenendo nel dibattito pubblico con toni decisi. La sua strategia ha saputo unire comunicazione mediatica, mobilitazione popolare e azione istituzionale, rendendo la sua fondazione un punto di riferimento imprescindibile.

Brigitte Bardot ha dimostrato che la celebrità può essere trasformata in uno strumento di cambiamento concreto, elevando la protezione degli animali a una fondamentale questione di civiltà.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome