I sistemi di accumulo energetico a batteria (noti con l’acronimo inglese BESS) rappresentano un pilastro fondamentale della transizione energetica. La loro funzione primaria è quella di immagazzinare l’elettricità prodotta in eccesso da fonti rinnovabili non programmabili, come il solare e l’eolico, per poi rilasciarla nei momenti di picco della domanda. Questo meccanismo offre una soluzione cruciale per aumentare la flessibilità e l’efficienza del sistema elettrico nazionale.
Questi impianti non si limitano a gestire i flussi di energia. Sono infatti essenziali anche per fornire i cosiddetti servizi di rete, attività indispensabili per garantire la stabilità e la sicurezza dell’infrastruttura. Tra questi rientrano la regolazione della frequenza, il bilanciamento dei carichi e la fornitura di riserva rapida, tutti elementi che contribuiscono a una rete più resiliente e affidabile di fronte alle fluttuazioni della produzione e del consumo.
Secondo gli esperti del settore, il futuro del sistema elettrico italiano è indissolubilmente legato allo sviluppo di queste tecnologie. Una crescita delle rinnovabili non supportata da adeguati sistemi di stoccaggio rischierebbe infatti di compromettere la sicurezza della rete stessa. È quindi necessario un approccio strategico per integrare queste soluzioni in modo capillare.
Con politiche mirate, come il Meccanismo di Approvvigionamento a termine di Capacità di Stoccaggio (MACSE) e gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), l’Italia può ambire a diventare un hub europeo per lo storage. Questo percorso garantirebbe non solo maggiore flessibilità e resilienza, ma accelererebbe anche il processo di decarbonizzazione del Paese.
Gli obiettivi quantitativi sono già stati definiti. Lo scenario PNIEC Policy 2030, elaborato da Terna, ha previsto che per integrare gli obiettivi rinnovabili sarà necessaria una capacità di stoccaggio elettrochimico pari a 71,5 GWh entro il 2030. Questo valore non include i sistemi di pompaggio idroelettrico, che costituiscono una forma diversa di accumulo energetico.
Questa capacità totale sarà suddivisa in tre segmenti strategici. Circa 14 GWh saranno destinati ad accumuli di piccola taglia, con un rapporto energia/potenza di 2 o 4 ore, realizzati principalmente vicino a impianti fotovoltaici residenziali per massimizzare l’autoconsumo. Altri 7,5 GWh proverranno da impianti che si sono già aggiudicati contratti pluriennali nelle aste del cosiddetto Capacity Market.
Infine, la quota maggiore, pari a 50 GWh, sarà composta da sistemi di grande taglia, caratterizzati da un rapporto energia/potenza elevato (8 ore). Questi impianti potranno essere approvvigionati attraverso il meccanismo MACSE o tramite iniziative private, giocando un ruolo centrale nella stabilizzazione della rete su larga scala e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.






















